Presidi di protesta segnati dal coro “Non siamo in vendita”, interrogazioni parlamentari, nuove mobilitazioni già in cantiere. Sta facendo rumore la decisione di Toscana Aeroporti di cedere, in piena pandemia, il settore handling dei suoi due scali di Pisa e Firenze. Una scelta per giunta arrivata dopo che la società, di proprietà del tycoon argentino Eduardo Eurnekian con la sua Corporación América Italia (con il fondo sovrano del Dubai al 25%), e con Marco Carrai – amico e braccio destro di Renzi d’Arabia – sulla plancia di comando, ha ricevuto una sovvenzione pubblica di 10 milioni. Decisa da un Consiglio regionale a maggioranza demrenziana, con causale Covid e con il via libera dell’Ue. Ma i circa 450 lavoratori e lavoratrici dei servizi a terra, ai quali vanno aggiunti i circa 300 dell’indotto del Galilei di Pisa e del Vespucci di Firenze, non accettano un futuro ancora più nero di quanto lo sia oggi, visto che tutto il comparto è fermo e gli addetti diretti sono in cig a zero ore, in scadenza il 31 marzo prossimo.
Due le manifestazioni di ieri, con delegazioni di lavoratori e lavoratrici davanti alla Regione Toscana a Firenze e di fronte alla Prefettura di Pisa, in rappresentanza di tutti i loro colleghi e con i sindacati confederali e di base uniti nella denuncia. “Nel peggior anno vissuto dal settore dal dopoguerra – riepilogano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – Toscana Aeroporti decide di vendere la propria società di handling ad un acquirente che non vuole rivelare, dopo stagioni di profitti elevati. Così i lavoratori della società e di tutti gli appalti collegati, circa 750, vivono l’incertezza dettata dal Covid 19, che da circa un anno li costringe alla cig e a recarsi al lavoro per pochissime ore quando il traffico aereo riprende, e quella dovuta al loro ipotizzato passaggio ad un’altra società entro giugno. Per gli appalti la questione è addirittura più preoccupante, visto che alcune gare hanno scadenza a fine mese”.
“Siamo operai con decenni di lavoro nei piazzali dei due aeroporti – spiegano a loro volta i delegati Usb, Filippo Rinaldi e Paola Marchi – per noi la vendita è una doccia fredda. Chiediamo che l’azienda torni indietro sulla decisione di vendere l’handling, e più in generale chiediamo la ripubblicizzazione delle gestioni aeroportuali, in tutta Italia”. Dal canto suo la Cub focalizza l’attenzione sulla condizione negli appalti, con lavoratori per lo più part time e con contratti sfavorevoli come il multiservizi, denunciando il rischio concreto di uno “spezzatino” degli appalti, con i conseguenti, feroci tagli occupazionali degli ultimi della fila.
Due anche le interrogazioni in Parlamento. Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana chiede subito un tavolo di crisi, per evitare che le società che gestiscono gli scali procedano con operazioni di ristrutturazione aziendale e svendita di asset. Si fa sentire anche il Pd che chiede un tavolo interministeriale, richiesta sottoscritta dai dem toscani Martina Nardi, Lucia Ciampi, Susanna Cenni, Andrea Romano e Stefano Ceccanti, che ricordano anche: “Sace ha concesso a Toscana Aeroporti un importo pari a 85 milioni di euro in sei anni”. Mentre in Toscana ci sono le proteste e le prese di posizione di M5s e Fdi, all’opposizione della giunta Pd-Iv-Sce di Eugenio Giani.