La motonave Oldenburg entra nel porto dell’isola di Lundy, quindici miglia al largo del Bristol Channel, tra Galles e Cornovaglia, dopo due ore di viaggio. Lundy è un muro di scogliere, in cima al quale il verde si spalma ad occupare cinque chilometri di lunghezza e quattro di superficie totale. La nebbia che di frequente avvolge l’isola e che due fari si impegnano a sconfiggere, ha visto fermarsi qui Celti, Templari, cospiratori contro la corona d’Inghilterra; ha nascosto ciurme di pirati barbareschi approdati dal Marocco; ha accompagnato gli anni del regno di Martin Coles Harman, dal 1925 al 1931, sovrano di Lundy per auto elezione.

Oggi gli abitanti dell’isola sono in tutto venticinque, e si ritrovano a bere birra e costruire chiacchiere nell’unico pub. La motonave Oldenburg scarica i sui passeggeri. E tra quei passeggeri potreste esserci anche voi. Perché quella macchia di roccia, terra ed erba chiamata Lundy, offre allo straniero l’opportunità di trascorrere una vacanza che aggettivi come affascinante, unica, indimenticabile rendono banale. Quale sistemazione avete scelto? Il castello, la Government House? No, forse avete preferito Hamners, la casa costruita dai pescatori a inizi ’900; la ottocentesca e solitaria Millcombe House o l’altrettanta misantropa Old House (due secoli e mezzo di età), il faro in disuso, la vecchia scuola, lo Square Cottage; l’edificio di granito chiamato Tibbets, avvolto da un basso recinto circolare in pietra. Le domande rivolte a voi potrebbero valere anche per chi sta scrivendo, fresco lettore di un catalogo che meglio sarebbe chiamare antologia.

È l’edizione 2104 del Landmark Trust Handbook, istituzione britannica assai simile al nostro FAI, il Fondo Ambiente Italiano, nata però dieci anni prima, nel 1965. Se la coppia fondatrice vanta un cognome, Smith, non particolarmente distintivo, ciò che ha messo in piedi, e che il Landmark continua a far suo, rappresenta un modello da imitare in tutta Europa. A cominciare, come al solito, dalla nostra Italia. Cosa fecero, mezzo secolo fa, i coniugi Smith? Seguendo le orme del National Trust, anch’esso inglese, nato nel 1893 per preservare dimore storiche, aree naturalistiche, castelli, tenute di campagna, ville patrizie, edifici industriali di pregio abbandonati a se stessi, decisero di avviare un progetto analogo, ma con una differenza sostanziale. John, nel National Trust, aveva occupato posti importanti, e durante quel periodo aveva maturato un’idea: ciò che il Landmark avrebbe acquisito in comodato, per donazione, in gestione, dopo i restauri non sarebbe rimasto semplicemente un luogo da visitare. Ma anche da vivere.

Facendone un luogo di vacanza a disposizione dei turisti, dove dormire in stanze con arredi d’epoca, passeggiare tra le architetture dei giardini, respirare il silenzio, lasciarsi ipnotizzare da paesaggi allo stato puro. Lungo il corso dei suoi quasi cinquant’anni di vita, il Landmark è oggi custode di circa duecento luoghi, per la maggior parte distribuiti sulla mappa della Gran Bretagna. Gli altri sono dentro i confini della Francia, dell’Italia e degli States. Riapriamo il catalogo. La scala a chiocciola della Appleton Water Tower, Norfolk, conduce a tre piani e a due stanze una sopra l’altra, con il bagno sotto il tetto. Auchinleck House, Ayrhisre, Scozia, è una residenza di campagna del 1760: meravigliosa biblioteca, saloni, soggiorno, camere da letto; all’esterno padiglioni, obelischi e un ponte che supera il corso del Dipple Burn. La pala del Brinkburn Mill, vicino Rothbury, nel Northumberland, non gira più.

E tuttavia, la simbiosi del mulino ottocentesco con l’acqua e gli alberi che lo abbracciano rimane intatta e perfetta. Le memorie della miniera di rame Danscombe, Calstok, Cornovaglia, aleggiano nell’edificio che un tempo era deposito di macchinari e che il Landmark ha reso buen retiro di quiete totale. Si va avanti sfogliando posti uno più bello dell’altro, immaginando di girare la chiave nelle serrature di porte che spalancano meraviglie impensate e ignote. Salto oceanico, dall’Atlantico salato alla dolcezza del Vicentino e dei Colli Euganei, Italia. Progettata da Andrea Palladio, la Villa Saraceno, certamente di minor sfarzo rispetto ad altre ville palladiane, fu destinata a tenuta agricola per decisione di Biagio Saraceno. Allora, mezzo millennio fa, il territorio era assai più attraente, non solo dal punto di vista economico. Vigne, campi, frutteti componevano un contesto rurale dove si allevavano cavalli, bovini, animali da cortile. Lentamente, secolo dopo secolo, Villa Saraceno conobbe la trascuratezza, il declino, l’oblio. I suoi interni affrescati, il suo parco, il suo spettacolare salone delle cerimonie, cominciarono a somigliare a ruderi. Finché, era il 1989, il Landmark l’acquistò e, nell’arco di cinque anni, le regalò nuova vita. Oggi la chiave dell’ingresso principale gira per accogliere chi ha scoperto quest’oasi di pace e vuole farla sua per qualche giorno. La benemerita istituzione britannica e il nostro FAI hanno trovato il loro primo trait d’union in Villa dei Vescovi, venti minuti da Padova, tornata agli splendori rinascimentali dopo impegnativi interventi di recupero.

È il passo iniziale del FAI sul cammino del Landmark. Due appartamenti, ciascuno di 130 metri quadri, con zona soggiorno e cucina affacciata sulle vigne della tenuta e sui Colli, due camere immense, bagni, sono adesso privilegio di chi vuole affittarli. Privilegio ulteriore, quando si esaurisce l’orario delle visite, essere inquilini liberi e solitari sotto i portici della facciata, in mezzo alle siepi del parco, davanti agli affreschi tornati alla luce nel corso dei restauri, lungo corridoi come gallerie d’arte grazie ad arredi e quadri. Fuori, nella notte, i versi degli uccelli notturni e i tanti fruscii indistinguibili di altre creature amanti del buio. Le foto e i racconti del catalogo del Landamrk possono trasformarsi nella realtà di una vacanza, accessibile se non a tutti, va detto, almeno a chi è riuscito a mettere da parte qualche soldo. I prezzi convengono più di un albergo tre stelle nel centro di Roma o di Firenze.

Per esempio, e per tornare da dove eravamo partiti, sull’isola di Lundy la Millcombe House, capacità 12 posti ltto, a fronte di una permanenza di sette giorni costa circa 330 euro a testa in alta stagione. Il prezzo, infatti, 3225 sterline, si riferisce all’affitto della struttura. Tariffe analoghe nello stesso periodo a proposito del Brinkburn Mill e di Villa Saraceno che è in grado di ospitare sedici persone. Quanto a Villa dei Vescovi, tanta bellezza si fa propria spendendo in quattro e per tre giorni una sessantina di euro ciascuno. Dal catalogo dei sogni possibili, chi sta scrivendo sceglierebbe (eccola di nuovo, Lundy) l’Old Light Cottage, una sola persona in qualità di provvisorio abitante. Inquilini graditi i libri, la musica, un whisky o una birra. Inquilini per forza tollerati tablet e cellulare, da accendere o spegnere a seconda dell’umore. Vostra e nostra referente Lorella Graham, rappresentante italiana del Landmark, 041/52222481, lgraham@fastwebnet.it. A lei chiederete informazioni e il catalogo/antologia. Dodici euro da spendere non soltanto per fantasticare.