Bisogna districarsi nella toponomastica ornitologica di Torre Maura per cogliere l’anomalia nella gestione dell’ordine pubblico di questi giorni e del caso della periferia romana che ancora una volta si fa scandalo nazionale. Allora seguiamo le strade che portano il nome degli uccelli e capiamo facilmente che via dei Codirossoni è una traversa poco battuta della più trafficata via dell’Usignolo. È una strada che affonda nel verde, sulla quale non affacciano case e che non sfocia da nessuna parte.

Dunque, basterebbe sbarrare l’accesso per evitare le tensioni tra i rom ospiti ormai reclusi da circa 48 ore della struttura che avrebbe dovuto fungere da «centro di raccolta» e qualche dozzina di cittadini ormai costantemente accompagnati da militanti dell’estrema destra romana per stemperare la tensione. Invece il blocco stradale che ha generato un allarme nazionale prosegue indisturbato, stancamente sorvegliato da una macchina e una camionetta delle forze dell’ordine. Gli uomini in divisa si limitano ad avvicinarsi ai manifestanti quando questi sembrano volersi accostare ai cancelli per scambiare qualche schermaglia coi rom che dalle finestre esprimono il loro sgomento. È come se siano qui a darsi il cambio, i neofascisti della capitale, in questa specie di staffetta xenofoba. Nella giornata di ieri i presidianti anti-rom, complice la pioggia e le temperature quasi invernali, sono andati via via diminuendo di numero ma ciò non ha impedito per il secondo giorno il blocco dei panini che due volontari volevano distribuire ai rom. Intanto restano le bandiere tricolori e i simboli di Forza Nuova e CasaPound, che hanno indetto due manifestazioni. I primi annunciano una fiaccolata per questa sera: «Saremo in piazza coi saluti romani e le nostre bandiere», dicono minacciosi. CasaPound invece intende manifestare domani mattina, alle 10.30 dietro lo striscione tricolore «Alcuni italiani non si arrendono».

Non si sono arresi gli antifascisti, che nel tardo pomeriggio hanno portato simbolicamente del pane ai rom rinchiusi dentro la struttura e che si preparano a mobilitarsi contro le manifestazioni annunciate dalle estreme destre. L’appuntamento arriva in serata, dopo rapide consultazioni: ci si vede alle 10 di sabato in piazza delle Paradisee, a cinquecento metri dal centro di accoglienza presidiato dai fascisti. Il manifesto che indice la manifestazione antifascista porta il marchio dell’Anpi e riporta quello che ha detto Simone, il quindicenne del quartiere che con parole semplici ha ridotto al silenzio il caporione di CasaPound Mauro Antonini diventando il simbolo della resistenza di Torre Maura al razzismo: «Non me sta bene che no». Ieri, alla spicciolata le macchine della Sala operativa sociale del comune hanno portato fuori qualcuno dalla struttura, alla volta di una sistemazione alternativa. Quello che si racconta, però, è che alcuni durante il tragitto abbiano rifiutato di entrare nella struttura a bassa soglia che veniva loro proposta e siano scesi dalla macchina dei servizi sociali. «Hanno prospettato loro una soluzione che prevede lo smembramento delle famiglie – dice Carlo Stasolla dell’Associazione 21 luglio, che sta monitorando la vicenda – Si propone ospitalità temporanea per madri e minori dentro case famiglia, mentre i padri e i figli maggiorenni devono cavarsela per conto loro». L’abbandono dei rom al loro destino pare l’esito di tutta questa vicenda, al momento: i rom rifiutati da Torre Maura finiranno per strada e magari ad alimentare l’eterno gioco dell’oca dell’emergenza. A rendere la situazione ancora più paradossale c’è il fatto che alcuni di loro provengono dallo sgombero che alla fine dello scorso mese di luglio venne fatto all’insediamento di Camping River, lungo la via Flaminia. Altri si trovavano nella struttura di Torre Angela, che è stata svuotata perché destinata ad un cambio di destinazione da ben quattro anni. Erano finiti nel 2015 nel labirinto dell’accoglienza appaltata ai privati e non sono riusciti da soli a trovare una via di fuga. Da qui dovrebbe ripartire l’amministrazione, che da ieri ha giustamente denunciato la speculazione dei neofascisti ma che non mostra di immaginare soluzioni alternative all’eterna proclamazione dello stato di emergenza.