La Grecia ha rimborsato ieri 310 milioni di euro al Fmi. Ma il 13 marzo c’è una nuova scadenza verso l’istituzione di Washington (che ha prestato 32 miliardi) di 334 milioni, a cui faranno seguito altre due, il 16 e il 20 marzo, per un totale di 1,5 miliardi. Lunedi’ inoltre scadono 1,4 miliardi di prestiti da rimborsare sui mercati. In tutto, a marzo, la Grecia deve borsare più di 6 miliardi. Il nervosismo cresce, perché i soldi non ci sono. Il governo greco ha smentito che Alexis Tsipras abbia chiesto al presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, un incontro imminente (già ieri o al massimo la prossima settimana). Quello che è certo è che ci sono “contatti telefonici” costanti per cercare di evitare un Grexident (un incidente che spingerebbe la Grecia fuori dall’euro senza che il processo sia stato programmato).

Lunedi’ è anche attesa all’Eurogruppo la lettera di Yanis Varoufakis, con i sei punti di impegno per le riforme da farsi. Ma a Bruxelles, dove la lettera è già arrivata, mettono le mani avanti: i negoziati “tecnici” sono “in alto mare” e la proposta greca deve comunque passare al vaglio non solo dell’Eurogruppo di lunedi’, ma anche della trojka (che i greci hanno ribattezzato “istituzioni”). Tsipras, in un’intervista a Der Spiegel, ha denunciato: “la Bce ha messo una corda intorno al nostro collo, c’è il rischio di tornare indietro al thriller che abbiamo conosciuto prima del 20 febbraio”, cioè prima dell’estensione di 4 mesi del piano di aiuti. Giovedi’, Mario Draghi ha rifiutato di riaprire il rubinetto di liquidità per Atene, che aveva chiuso il 4 febbraio scorso, con la scusa che la Grecia ha già toccato tutti i tetti possibili e che ha comunque accesso all’Ela, la liquidità di emergenza, aumentata di 500 milioni. Per la Bce, solo se “verranno rispettate le condizioni” dell’applicazione delle riforme richieste dalla trojka e verranno date precise garanzie sul loro finanziamento, Francoforte potrà rimettere in atto un regime di favore per la Grecia, accettando in garanzia i “collaterali”, che permetteranno alle banche greche di rifinanziarsi presso la Bce. Il governatore della Banca centrale greca, Yannis Stournaras, ha cercato di evitare il panico bancario, assicurando ieri che le banche greche sono “adeguatamente capitalizzate” e che non ci sono rischi per i depositi (un’accelerazione della fuga di capitali è in corso da dicembre). Ma dalla Germania arrivano notizie preoccupanti. Secondo l’agenzia di stampa tedesca Dpa, la Grecia starebbe raschiando il fondo del barile per rimborsare il Fmi (in caso di mancato rimborso, c’è il default). Il governo avrebbe chiesto ai fondi pensione e ad altre istituzioni pubbliche di mettere a disposizione il proprio capitale. Secondo la Dpa, il governo avrebbe già attinto a 250 milioni del Fondo agricolo e a 114 milioni di euro della Commissione Poste e telecomunicazioni. Sempre secondo informazioni provenienti dalla Germania, la Grecia non sarebbe riuscita a pagare gli stipendi di alcuni dipendenti pubblici (gli insegnanti di sostegno). Per il governo tedesco, non ci sono le condizioni per un anticipo, a marzo, del versamento dell’ultima tranche di 7,2 miliardi del secondo piano di aiuti (di 130 miliardi), allungato di 4 mesi, fino a giugno. “Solo se la Grecia consegnasse e attuasse il programma di riforme in anticipo potrebbe ottenere anticipi” ha precisato il portavoce del ministro delle finanze, Wolfgang Shäuble. Bruxelles esclude, per il momento, l’eventualità di un terzo piano di aiuti alla Grecia, evocato in settimana dal ministro spagnolo Luis de Guindos, secondo il quale potrebbe essere di 30-50 miliardi.