La conferma arriva dopo il vertice tra i pm torinesi che si occupano del caso Fonsai, Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, e il procuratore capo Gian Carlo Caselli. La ministra della giustizia Annamaria Cancellieri non è indagata. Lo ha reso noto implicitamente il sintetico comunicato della Procura della Repubblica di Torino che ha sottolineato come non ci siano nuovi iscritti nel registro degli indagati, in relazione alla vicenda Ligresti. Il caso non è chiuso, la palla passa a Roma. La Procura di Torino ha disposto, infatti, la trasmissione alla Procura della capitale («in quanto territorialmente competente») degli atti in fascicolo K, comunemente noto come modello 45, ovvero senza indagati né ipotesi di reato, ma con possibilità di approfondimenti. Ora Roma dovrà valutare se ci sono o meno gli estremi per formulare ufficialmente un’accusa nei confronti della Guardasigilli. Il plico in viaggio da Torino verso piazzale Clodio contiene i documenti acquisiti di recente, ovvero i tabulati telefonici, depositati il 6 novembre, che riportano le conversazione tra la ministra e Antonino Ligresti, fratello dell’ex patron di Fonsai Salvatore. Cancellieri non è accusata di aver reso false dichiarazioni nell’interrogatorio del 22 agosto davanti al procuratore aggiunto di Torino, Nessi, che le chiedeva dei rapporti con la famiglia Ligresti. La questione resta aperta e ruota, tuttora, attorno a tre parole: «Gli ho risposto» (in riferimento a un contatto, il 21 agosto, con Antonino Ligresti). Così la ministra aveva fatto mettere a verbale il 22 agosto. Se intendeva dire «gli ho mandato un sms», la risposta potrebbe contenere un’ipotesi di false dichiarazioni al pm. Se invece il senso era «gli ho fatto una telefonata», allora è coerente con quanto dichiarato. Perché se nell’interrogatorio aveva confermato la telefonata del 17 luglio, il giorno dell’arresto dei Ligresti, alla compagna del patron, Gabriella Fragni, e la telefonata ad Antonino del 19 agosto (a proposito della scarcerazione della nipote Giulia), aveva aggiunto che «dopo… non ho sentito altri in relazione al caso Ligresti». Si è accennato a un sms. Ma dagli atti acquisiti in un secondo momento e depositati solo il 6 novembre, è risultato che la risposta della ministra del 21 agosto, giorno prima del suo interrogatorio, era una telefonata di sette minuti e mezzo e non un sms. Sul tavolo dei pm romani, guidati da Giuseppe Pignatone, ci saranno anche i contatti telefonici tra la famiglia Ligresti e Sebastiano Peluso, marito della Guardasigilli. Il pg di Torino, Marcello Maddalena, anche ieri ha voluto sottolineare la correttezza dell’operato dei magistrati torinesi: «Posso assicurare che non c’è stata alcuna irregolarità da parte della Procura». La ministra, chiusa con i suoi più stretti collaboratori nell’ufficio di via Arenula, ha continuato a difendersi, ribadendo di «non aver mai mentito», e, anzi, di aver tratto «fiducia» dalla decisione dei magistrati piemontesi.