Il faldone degli emendamenti al disegno di legge costituzionale dimagrisce di botto. Forza Italia ritira tutti i suoi, tranne una trentina, perché vuole anticipare la discussione delle mozioni sul Tav. Alla camera si avvicina così, tutto di un tratto, la fine dell’esame della riforma che introduce il referendum propositivo. E di conseguenza arriva il momento in cui la maggioranza deve prendere posizione ufficialmente sulla Torino-Lione, cosa che sta riuscendo a rinviare da oltre un mese. Potrebbe essere oggi pomeriggio, mentre stamattina è attesa davanti Montecitorio la manifestazione dei Sì Tav convocati dal forzista Bartolomeo Giachino. Lega e 5 Stelle, però, riavvicinate dal voto dei grillini sul caso Diciotti, riescono finalmente a scrivere la mozione comune. La firmano i due capigruppo alla camera e non dice sostanzialmente niente.

La mozione copia e incolla il contratto di governo. L’esecutivo si impegnerà a «ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia». Si cita anche l’analisi costi benefici, non per dire che ne si accettano gli esiti – contrari all’opera – ma solo per ricordare che è lo strumento indicato dalla Corte dei conti europea in casi del genere. E si espime l’auspicio di «avere un rapporto di collaborazione e condivisione con la Francia e, contestualmente, con la Commissione Ue». I 5 Stelle cantano vittoria. Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia accusano la Lega di aver ceduto, pagando così il prezzo del voto pro Salvini al senato. Tutto il mondo Sì Tav si scandalizza. Per Chiamparino la mozione è niente di meno che «la pietra tombale sulla Torino-Lione». La formula ambigua, però, consente agli alleati di governo di continuare nel gioco della parti. Proprio il capogruppo leghista Molinari, infatti, un attimo dopo aver firmato la mozione, replica agli attacchi sostenendo che «la nostra posizione favorevole al Tav non cambia. Si tratta di valutare come fare l’opera».

In aula le opposizioni si faranno certamente sentire, le loro mozioni aspettano di essere discusse dal 15 gennaio. L’eco dei Sì Tav arriverà nel palazzo già al mattino, quando Forza Italia e Pd potrebbero provare a invertire l’ordine dei lavori. Ci sono ancora 55 emendamenti al disegno di legge costituzionale da approvare, o meglio da bocciare visto che nelle ultime sedute 5 Stelle e Lega (per il poco che ha fatto su questo provvedimento) hanno chiuso a ogni ulteriore modifica. Il contingentamento dei tempi ha dato una spinta alla legge, in discussione in aula dal 16 gennaio. Il presidente Fico ha concesso però per due volte tempi supplementari alle minoranze che li avevano esauriti, in teoria la discussione potrebbe andare avanti ancora per tutta la giornata di oggi. C’è seduta anche al pomeriggio, fino alle 18.00, e ci sono da votare anche gli ordini del giorno, oltre alle dichiarazioni di voto finali. Che potrebbero però anche essere rinviate alla prossima settimana proprio per fare spazio alle mozioni Tav. Questo almeno è quello che Forza Italia sostiene di aver ottenuto in cambio del ritiro degli emendamenti.

Durante le votazioni degli emendamenti al disegno di legge costituzionale la maggioranza, per il secondo giorno consecutivo, ha rischiato di doversi fermare per il numero legale. Nella prima votazione del pomeriggio le opposizioni hanno provato lo sgambetto non partecipando in blocco al voto (tranne due di Forza Italia che evidentemente temevano che lo scherzo riuscisse). Grillini e leghisti si sono fermati a 250 voti, perdendone cento dalla teorica maggioranza e soprattutto finendo molto sotto il numero legale. Ma a salvarli ancora una volta è stato il numero enorme dei deputati in missione (che non si contano nel numero legale), ieri quasi cento, due terzi dei quali proprio della maggioranza.