Onofrio Catacchio
Pollock Confidential
Centauria
cartonato, 128 pagine, colore, euro 19,90
L’avventura delle graphic biographies, vite d’artisti a fumetti firmate da alcuni fra i migliori fumettisti italiani, continua a sorprendere. Dopo il dittico Schiele-Klimt di Otto Gabos, dopo il Basquiat di Paolo Parisi e il Bacon di Cristina Portolano, è arrivata sugli scaffali anche la vita di Jackson Pollock. Testi, disegni e colori di un autore totalmente insospettabile: Onofrio Catacchio, sceneggiatore e disegnatore dallo stile asciutto ed essenziale (apparentemente) lontanissimo dal nume tutelare dell’action painting. L’autore barese ne esce alla grande con un espediente narrativo non privo di fascino: affidare la cronaca della vita di Pollock a un agente dell’FBI che, in pieno Maccartismo, spia l’artista, in odore di attività antiamericane. Un po’ thriller politico, un po’ detective story esistenziale, un po’ ritratto fittizio ma lucido e partecipe, la storia corre veloce verso il finale, mettendo in luce tecniche e demoni di Pollock senza mai scadere nell’agiografia.

Francesco Memo, Barbara Borlini
La vita che desideri
Tunué, cartonato, 328 pagine, colore, euro 29,00
«Nooo, io sono all’antica. Sono frocio», rispondeva Ennio Fantastichini nel film Saturno Contro a chi gli chiedeva se fosse gay. Ed è proprio di uno all’antica che parla la monumentale, toccante fatica narrativa firmata dalla coppia Memo/Borlini. La storia è quella di Giulio, e della sua lenta scalata alla conquista di un’autentica identità sessuale negli anni tremendi tra Prima e Seconda guerra mondiale. Un progetto ambizioso liberamente ispirato alla storia familiare degli autori, storicamente documentatissimo e denso di suggestioni cinematografiche. Eppure, nonostante questo bagaglio, la storia prende, porta e spedisce, alternando momenti chiari, scuri e decisamente dark, dipingendo caratteri che restano nell’anima anche attraverso l’uso diegetico del colore, schivando i luoghi comuni come raffiche di mitraglia per colpire al cuore. Sono 256 pagine densissime, ma sembrano 25: la magia del fumetto, in fondo, è tutta qui.

AkaB, Officina infernale
Iron Kobra
Stigma/Eris Edizioni
brossurato, 176 pagine, colore, euro 20
Alla vigilia del Ferragosto 2019 ci lasciava Gabriele Di Benedetto in arte AkaB. Regista, scrittore, pittore, editor, disegnatore spigoloso e raffinato, esploratore dell’animo umano, di cui in poco più di 40 anni di vita aveva sfiorato i recessi più oscuri. Fra le tante creazioni inanellate in vent’anni di carriera orgogliosamente indie c’è Stigma, collettivo di autori senza compromessi nato sotto l’ala di Eris Edizioni, oggi anche su Alias Comics, supplemento a fumetti in uscita ogni venerdì sul manifesto. Ed è appunto targato Stigma il fumetto sceneggiato da Di Benedetto a partire dalle tavole gelide e minuziose di Andrea Mozzato, autore in attività con lo pseudonimo Officina Infernale. La storia è quella di un agente speciale che tenta di sfuggire all’«organizzazione» avvalendosi di un esoscheletro in grado di garantirgli forze ed energie sufficienti per una fuga lunga 176 pagine. Una trama action che omaggia le spy-story psichedeliche realizzate tra l’inizio e la fine dei Seventies da autori Made in USA. E che nel sottotesto allude alle inquietudini di AkaB. Brividi.

Jack Kirby
Demon
RW/Lion Comics
cartonato, 384 pagine, colore, euro 44,95
Fra i maggiori meriti della Casa editrice fondata da Pasquale Saviano c’è la riproposizione organica dei fumetti realizzati tra gli anni ’60 e ’70 per DC Comics da Jack Kirby. Qui, dopo la lunga militanza alla Marvel, «il Re» tornò a cercare strade creative totalmente autonome. Fra le collane più interessanti, «I Nuovi Dei», un tentativo di cosmologia tanto complesso quanto commercialmente sfortunato. Ai margini di quell’esperienza, dietro richiesta di un personaggio horror, Kirby si inventa Demon. Un investigatore del paranormale di Gotham City (!) in grado di trasformarsi a comando in un vero e proprio satanasso giallo. Da turista del genere, Kirby fa di testa sua e vince la scommessa: solo 16 uscite, ma tanto ricche di invenzioni grafiche e concettuali da lasciare un segno duraturo sui tanti autori che successivamente hanno ripreso il personaggio e sui lettori. Un unicum anche la scrittura, cronico punto debole di Kirby: per una volta, è fluida e dritta al punto quanto gli strepitosi disegni del King.

Osamu Tezuka
La grande avventura di Astro Boy
Edizioni BD/JPop
brossurato con sovraccoperta, 560 pagine, b/n, euro 15
Il termine inglese reboot è mutuato dal lessico dei programmatori informatici. Una coincidenza felice, per quello che a tutti gli effetti è il riavvio di una trama articolata e appassionante, quella del robottino Tetsuwan Atom/Astro Boy. Figlio dell’incredibile talento di Osama Tezuka, scintillante saggio di fantascienza umanistica a fumetti, il manga dedicato al «bambino sintetico» dai formidabili poteri era nato nel 1952, innescando la prima serie animata giapponese esportata all’estero. Il cartoon si era concluso dopo ben 193 episodi nel 1966, con il sacrificio di Atom, gettandosi nel sole per salvare il Pianeta da un olocausto nucleare. L’anno dopo, Tezuka riporta in vita il personaggio, con una nuova avventura tutta dedicata ai rapporti tormentati fra umani e sintetici, poi saccheggiata da Spielberg in A.I. – Intelligenza artificiale. Ma il lirismo e la suggestione di questo «tankobon» da oltre 500 pagine restano inarrivabili. Stellare.

AA. VV.
Rusty Dogs
www.rustydogs.com
Brossurato con alette, 215 pagine, b/n, euro 20
Nei rutilanti Anni ’80, prima del salto fra le braccia di qualche editore, gli autori «Indie» affilavano battute e matite sulle «fanzine», supporti cartacei magari ben realizzati, ma il più delle volte stampati maluccio e distribuiti peggio. Vecchi tempi: oggi, l’editoria indipendente ha una voce squillante, ambiziosa e ricca di enzimi creativi. E in termini di pura e semplice qualità, le autoproduzioni non hanno niente da invidiare alle pubblicazioni più blasonate. Non fa eccezione Rusty Dogs, raccolta di oltre 200 pagine che sotto la cover rugginosa raccoglie le 50 storie brevi scritte per l’omonimo webcomic da Emiliano Longobardi a partire dal 2009. Non si contano le nomination di questo cupo e articolato noir urbano ai maggiori premi letterari sul genere. Merito di una scrittura asciutta e nervosa che ricorda la lezione della «scuola dei duri», ma anche dei disegni di decine fra i migliori artisti italiani in attività. Solo su richiesta all’indirizzo info@rustydogs.com.

Nicolas De Crécy
Visa Transit (vol. 1)
Eris Edizioni
cartonato, 136 pagine, colore, euro 27
Un viaggio ai limiti dell’Europa, quando ancora esistevano le frontiere, a bordo di una Citroën Visa scassata, repleta di libri di poesia francese. L’autore e il cugino, appena ventenni, appassionati di arte surrealista, partono da Parigi nell’estate immediatamente successiva al dramma nucleare di Chernobyl. Rispetto ai precedenti romanzi visionari, De Crécy firma qua un racconto profondamente autobiografico nel trentennale della dissoluzione di quel mondo che il blocco comunista rendeva austero e minaccioso, ma che era comunque più vivido e puro: una realtà «palpabile e profumata», poiché anteriore all’epoca digitale, e ai voli low cost. Fragilità o malleabilità della memoria e del ricordo ci espongono al prima- le estati passate alla colonia cattolica, delle quali rimangono i dubbi sulla prassi della preghiera e il terrore per le apparizioni della Madonna, e il dopo, il discorso libero dell’autore che, pensieroso, fa capolino dal presente nel racconto. In un costante dialogo con sé stesso, ma sempre concentrato sulla dimensione avventurosa del proprio libro, De Crécy si confronta con il senso di autorialità; la sua passione sfrenata per Henri Minchaux, poeta surrealista, farà sì che costui entri in modo rocambolesco nel racconto, per chiedergli di non essere citato a sproposito e per regalargli nuovi versi. Una storia dal ritmo stupefacente, scandito dal principio dello spostamento geografico e da quello della libera associazione; una scrittura automatica che non intacca la poesia visiva e l’espressività virtuosa, talvolta allucinata, a cui ci ha abituati l’autore con le sue chine e acquerelli. Il secondo volume, in uscita nel 2020, merita tutta la nostra trepidante attesa.

Tuono Pettinato
Chatwin
Rizzoli Lizard
cartonato, 160 pagine, colore, euro 19

Basterebbe la carrellata di cartelli missing con cui si annuncia la sparizione degli amici pelosi a proclamare Tuono Pettinato genio degno di imperiture fusa. Ai gattini il fumettista pisano ha sempre pensato come alla summa della tenerezza pericolosamente soggetta a strumentalizzazioni, innanzitutto su internet, anni prima delle immonde operazioni di propaganda leghista. Viene da lontano, quindi, la gestazione di questo piccolo-solo in termini cartotecnici-capolavoro, dove il gatto che sceglie di scappare è il protagonista tormentato, in primis dalla difficile scelta di abbandonare il focolare domestico, e dopo da quella di dover affrontare la strada, tra giungla urbana e ambientazioni bucoliche, da perfetto neofito sprovveduto, armato solo della giacchetta blu donatagli dal padroncino rattristato per la sua partenza, e dalle preziose mappe, come chi, gatto esploratore, vuole girare il mondo. Canonico, e per questo squisito, il motore dell’azione: Chatwin-con il suo promettente nome avventuriero-impara a decifrare la scrittura umana e si innamora dei libri di viaggio che gli svelano un altrove appetibile e per niente scontato. Si risveglia così in lui il richiamo randagio; non a caso i primi gattini che incontra sono-anche loro-doppi di noti scrittori che difesero stili di vita alternativi, in aperta polemica con il progresso del mondo contemporaneo: ci sono i boschi solitari di Walt Whitman e Henri David Thoreau e la strada polverosa e cruda di Jack Kerouac. Non manca niente nel nuovo felino romanzo di Pettinato: la crisi esistenziale, la critica alla rigidità e prevedibilità dei gruppi sociali, l’egoismo umano, l’idealismo dei puri contro la realtà spietata delle leggi di natura, racchiusi da un tratto e da una resa cromatica e grafica ineccepibili, un minimalismo attento ai dettagli e profondo, capace di emozionare oltre ogni felinità.

Kalina Muhova
Diana sottosopra
Canicola cartonato, 56 pagine, colore, euro 16
Mentre cerca fragole con la nonna per preparare la marmellata che servirà per le palacinke, Diana cade nel fiume e si risveglia nel sottosopra, un mondo sotterraneo abitato dal Piccolo Popolo.
Sono piccoli boccioli di rosa gli ometti verdi che dopo un primo momento di diffidenza, accolgono Diana e sotto sua richiesta le affidano il compito di ripulire il loro piccolo paradiso, insozzato dalla spazzatura del mondo umano. Un’invasione che rispecchia la noncuranza con la quale accumuliamo e ci disfacciamo del superfluo, senza considerare l’impatto che questa pratica consumistica e sconsiderata ha sulla natura. Diana, crescendo, porta con sé delle balle di rifiuti, per cercare di smaltirli nel nostro mondo. Le matite della Muhova rendono l’incanto fantastico di un’allegoria comprensibile dai piccoli ma non per questo scontata, con una grazia notevole nella resa delle atmosfere cupe nel mondo delle rose deturpato dalla nostra sbadataggine, e in quello casalingo, dove i saperi si trasmettono con un pizzico di magia e molta complicità. Il libro si inserisce nel progetto «Dalla parte delle bambine», una selezione curata dalla casa editrice bolognese, di lavori a fumetti firmati da autrici che indagano l’identità di genere, le relazioni, l’autodeterminazione. Un Gulliver al femminile e in chiave ecologista, Diana sottosopra è il libro che Greta Thunberg consiglierebbe a ogni preadolescente.

Vincenzo Filosa
Italo
Rizzoli Lizard
cartonato, 192 pagine, b/n, euro 20
È il mangaka dello stivale, il crotonese Vincenzo Filosa, ma la sua carriera non si limita a quella autoriale, poiché è anche traduttore e curatore di collana per diverse realtà editoriali italiane. Nell’ultimo anno ha firmato due libri molto importanti per la sua traiettoria: la favola di Cosma e Mito, sospesa tra leggenda e sogno allucinato, e l’atteso Italo. Educazione di un reazionario, che può essere letto a mo’ di chiusura della trilogia dove figurano i suoi precedenti Viaggio a Tokio e Figlio unico. Ma se questi romanzi, ispirati alla propria formazione, guardavano alla realtà esterna come metro col quale misurarsi e come scala sulla quale imparare a definire valori e speranze, il protagonista del nuovo libro, Italo Filone ha solo sé stesso. È da solo con la propria dipendenza che gli provoca un brutto incidente autostradale e la temporanea rottura con la moglie; è, sin dal sottotitolo, un «reazionario», perché sebbene sia in grado di disintossicarsi, è altrettanto abile ricadere nel loop degli antidolorifici e risulta apparentemente privo della volontà di cambiare. C’è una ciclicità nella storia di Italo: i soldi degli editori e dei committenti che non arrivano, le spese domestiche che divengono debiti accumulati, le raccomandazioni dei parenti e dei medici che lo seguono al Sert si ripetono tra le pagine. La pesantezza dell’assedio mentale, della preoccupazione di non «essere all’altezza» nella vita professionale e familiare si riflettono nell’organizzazione del testo grafico e di quello verbale, capaci di coinvolgere il lettore a fondo, di farlo cadere completamente nella storia, proprio come nel gorgo della dipendenza. Italo è terrorizzato dall’idea di essere un mediocre, e, come la grande maggior parte della popolazione italiana, ci riesce benissimo: la ripetizione dei gesti e degli errori, l’insopportabile astinenza-principalmente dalla moglie e dal figlio-le becere cerimonie familiari, subìte più che vissute, fanno di ognuno di noi un reazionario. La nostra fortuna è che Filosa (e Filone) sappiano fare il loro lavoro e che siano fumettisti colti e iperproduttivi, abbiano colleghi che lo stimano molto e siano giustamente pronti a reclamare ciò che spetta loro di diritto, così come a domare le prospettive ardite e il bianco e nero lacerante con un equilibrio e un coraggio sempre sorprendenti.