Che la battaglia contro il Terzo Valico, la grande opera ferroviaria lungo l’asse Genova-Milano, fosse ormai nel cassetto dei ricordi del M5s in molti lo sospettavano. In particolare tra i militanti del movimento che da anni si battono contro la realizzazione della più imponente, e dispendiosa, delle grandi opere italiane. Un mondo che ha votato in massa M5s e che ieri ha dovuto ascoltare le parole con cui il ministro della infrastrutture, Danilo Toninelli, ha avallato definitivamente la realizzazione della nuova maxi ferrovia.

Dopo l’automatico incipit «è colpa del Pd», espresso con più parole, il ministro ha benedetto il Terzo Valico dato che le penali da pagare sarebbero ingenti: «Se vogliamo rimediare almeno in parte ai danni del passato, rendendo il Terzo Valico una infrastruttura utile dal punto di vista logistico e adatta a migliorare anche il servizio regionale sulla tratta parallela, bisogna innanzitutto che esso sia davvero ben collegato con Genova: dunque, i binari devono arrivare fin dentro il porto». Toninelli annuncia così i risultati della valutazione costi-benefici spiegando che «il Terzo Valico non può che andare avanti».

In realtà la mitologica valutazione dà, secondo il ministro, esito negativo pari a 1 miliardo e 576 milioni. Ma se si detraggono le penali e le spese di recesso più varie ed eventuali, bloccare l’opera comporterebbe una perdita, sempre nella partita doppia del ministro, pari a 1,2 miliardi. Quindi si fa. Però meglio di quelli che c’erano prima.
La scelta del ministro Toninelli, con ogni probabilità anticipa l’esito dell’altra grande opera: il Tav in val Susa.