Era al mixer dei Sigma Studios di Philadelphia quando fu colto da un principio di infarto. Restò lì altre quattro ore, per curare un pezzo che, come il suo cuore, proprio non voleva saperne di andare a ritmo. Quando al pronto soccorso gli chiesero cosa diavolo lo avesse fatto attendere così tanto, rispose: «Doctor Love. Una nuova canzone dei First Choice». L’episodio riassume l’intera carriera di Tom Moulton, fondata su un inderogabile assioma: il primato del groove, estasi da perpetuare all’infinito. Così si spiega quell’intuizione, dovuta solo in parte alla penuria di acetati da 7 pollici durante un mastering: perché non diluire un singolo su un disco a 12”? Così si spiega l’idea del megamix per Never Can Say Goodbye di Gloria Gaynor, un intero album senza interruzioni. Brani estesi, editati, remixati, durate raddoppiate e solchi di separazione aboliti. Un’altra invenzione, quella del disco-break, sezione percussiva in chiusura di un brano, dà ai DJ il tempo di lanciare il disco successivo senza soluzione di continuità.

«ERANO TUTTI MODI per non interrompere il flusso», ha spesso dichiarato Moulton, «come lanciarsi da una scogliera legato ad un elastico: quando stai per toccare il fondo all’improvviso torni su. La musica di oggi, invece, è una linea continua», e imita il bip di un elettrocardiogramma piatto. Non per niente, nella seconda metà degli anni Settanta lo chiamavano il Dottore. Il bisturi incide, la mano ricuce: una chirurgia estetica da cui nascono hit come Disco Inferno e la cover di Grace Jones de La Vie En Rose.

OGGI, ottantunenne, il pioniere del remix torna in pista dal suo studio domestico, un’enclave nello spazio-tempo. Dopo la retrospettiva Soul Jazz (2006) e l’album TJM (2013), una manciata di singoli a cavallo tra i due decenni hanno fatto da warmup per questo nuovo episodio, Spring Event, nuovamente su 12 pollici. Un progetto di cui Tom annunciava l’uscita già nel 2017, finalmente giunto a destinazione dopo ritardi e metamorfosi. Undici tracce che si avvalgono delle performance di Fatback Band, Ronnie Walker, Joe Simon, Millie Jackson. Titoli eloquenti come No One Else Will Do, Going Through These Changes, Breakaway, Love Vibration, You’ve Got To Try Harder, tutti seguiti dalla sua celebre firma: «A Tom Moulton Mix». Il groove ha ancora il primato, il flusso scorre continuo. E il bisturi del vecchio Dottore non è poi così arrugginito.