A 16 anni dal rogo che uccise sette operai Thyssenkrupp di Torino, l’amministratore delegato della multinazionale Harald Espenhahn è entrato in carcere. La Corte costituzionale della Repubblica federale di Germania, a Karlsruhe, ha respinto il suo ultimo ricorso e il 10 agosto è cominciata l’esecuzione della pena. Espenhahn resta comunque semilibero: in cella ci resterà solo di notte.

L’annuncio è arrivato da Antonio Boccuzzi, uno dei pochi operai sopravvissuti.

Alla Corte europea di Strasburgo è ancora pendente contro Italia e Germania presentato dalle famiglie per i ritardi nel procedimento di esecuzione. Nel maggio del 2016 la Cassazione italiana inflisse a Espenhahn 9 anni e 8 mesi riconoscendolo colpevole di omissioni in materia di sicurezza. Espenhahn, essendo cittadino tedesco, aveva diritto a scontare la pena nel suo paese.

Ma gli anni di reclusione furono ridotti a cinque, il massimo previsto dalla legislazione germanica per omidicio colposo. Fra un rinvio e l’altro nel 2020 un tribunale locale ratificò la sentenza italiana.