Voleva vivere da «gagliardo spartano» e capire i fatti essenziali della vita («succhiarla fino al midollo»), magari con un atto estremo, di totale disobbedienza alle regole, rifondando l’idea di una possibile convivenza civile tra eguali, al di fuori del magnetismo esercitato dal dollaro. Così, fino a un certo punto della sua esistenza Henry David Thoreau, filosofo, saggista, poeta, «attivista» e agrimensore (era nato nel 1817 a Concord, nel Massachussets, dove morì nel ’62, a soli 45 anni) fu un uomo normale. Di modeste condizioni economiche, ma normale. Poi, un giorno decise di mettere in atto il suo piano e di fare un esperimento, buttando alle ortiche anche i «recinti ideologici» (il trascendentalismo): si rintanò nel bosco e visse in una semplice capanna di legno vicino al lago di Walden, un eremitaggio in mezzo alla natura che durò molti mesi senza soluzione di continuità (nel 1845 abbandonò la cittadina di Concord dai cui confini non era mai uscito). Fin qui, niente di speciale se non fosse che Thoreau aveva dalla sua il dono della scrittura e che quel suo Walden, ovvero vita nei boschi divenne un grande classico. Ispirò personaggi come il Mahatma Gandhi o Martin Luther King e si trasformò in un brillante diario, pieno di considerazioni filosofiche e sociali, sorta di guida spirituale per i movimenti pacifisti americani.

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Tutto suo malgrado, perché l’autore non ambiva essere un modello, non voleva seguaci. ogni persona è diversa e deve seguire la sua stella, sosteneva: «È solo avendo un punto fisso e matematico che si può essere saggi, come il marinaio», si troverà a chiosare poi (forse per scoraggiare gli epigoni).
Fino al 10 settembre, a New York una mostra ricorda la sua figura alla Morgan Library & Museum (pagine zeppe di riflessioni, lettere, manoscritti, libri dalla sua biblioteca), mentre dalla fine di settembre la rassegna traslocherà nel suo paese natale, Concord. Intanto, le generazioni più giovani possono avere un assaggio della sua «filosofia» (nel bosco imparò a vivere così da non dover rimpiangere, con la morte vicina, di non averlo mai fatto fino a quel momento) grazie all’albo illustrato appena mandato sugli scaffali italiani dall’editore Gallucci: Henry David Thoreau Walden, un anno nei boschi (con disegni di Giovanni Manna, traduzione di Luca Lamberti, pp. 32, euro 16). «Io non sono più solitario d’un semplice bverbasco o dente di leone in un pascolo, di una foglia di fagiolo, di un’acetosa, di un tafano o di un’umile ape», scriveva il naturalista ribelle e antischiavista (nel 1846 si rifiutò di pagare la tassa che il governo voleva imporre per finanziare la guerra schiavista al Messico).

Quest’anno ricorre il bicentenario di Henry David Thoreau – precisamente cadrà il 12 luglio – e potrebbe essere l’occasione giusta per rileggere anche il suo Civil Disobedience, il testo che invitava alla resistenza contro l’ingiustizia di leggi o comportamenti governativi, prima fra tutte l’idea che esistano esseri umani inferiori ad altri, corpi da asservire ai propri bisogni.