Il titolo della commedia di Hanif Kureishi viene dal nome del pub dove, nella migliore tradizione inglese, due amici si incontrano da diversi anni quasi tutte le sere. Un rapporto di consuetudine che racchiude interessi e gusti comuni, famiglie simili con cui correlarsi a casa e di cui raccontarsi le vicende, perfino affinità professionale (uno farmacista, l’altro dentista), un «affare» per un investimento che amplierebbe la professionalità di uno mentre l’altro si presta di buon animo a esserne finanziatore. Un rapporto ormai inveterato e rassicurante, ma che improvvisamente si rompe, come uno dei due annuncia ad apertura di sipario, nel pub The spank, dove ogni sera si incontrano per una bevuta.E qui, in questo ripercorrere a ritroso quanto è successo, scatta il meccanismo di cui Kureishi, osservatore implacabile della realtà e dei comportamenti, più di un antropologo è davvero maestro. L’infilarsi nel tran tran quotidiano di un «sentimento» (ma anche solo di una intrapresa fisica di questo tipo) scombina i piani più ferrei e coordinati dell’esistenza.

TUTTI RICORDIAMO che succedeva qualcosa di analogo (a lieto fine o meno) in due titoli di cui lo scrittore era autore: una pennellata di liberatoria sensualità cospargeva il protagonista che portava il bucato a lavare in The beautiful laundrette, mentre un processo più contraddittorio si sviluppava possente in quella Intimacy che Patrice Chereau aveva trasformato in un film tanto struggente quanto inquietante.
Qui, davanti alla solidità professionale e familiare dei due protagonisti, è una “sbandata” del dentista per una partner diversa dalla moglie, a provocare reazioni familiari a catena, e ancora peggio capita a quelle amicali, dove ogni errore di comportamento (la banale scoperta di una foto «sessuata») scatena reazioni da giorno del giudizio (oltre a depressione di una figlia, e sconcerto di una moglie, etc etc). Una storia «qualsiasi», che necessita di due attori forti quanto consapevoli. E infatti sono due super interpreti Filippo Dini (anche regista) e Valerio Binasco (direttore artistico dello stabile di Torino che lo spettacolo ha coprodotto. Uno spettacolo che non ammette distrazioni (da parte dello spettatore) mentre echeggia certe conversation pieces degne di Harold Pinter (la traduzione di Monica Capuani è pubblicata da Scalpendi).