Dopo The Revelation, suo romanzo d’esordio, e The Consultant (recensito su il manifesto del 13 settembre 2023) da cui è stata tratta una serie televisiva di successo, la casa editrice Vallecchi manda in libreria un’altra opera di Bentley Little, The Resort (traduzione di Ariase Barretta, pp. 366, euro 20). Quest’ultimo romanzo è in realtà stato scritto prima, e in originale è uscito precedentemente a The Consultant, ma presenta vari punti di contatto con l’opera più recente. Innanzitutto, anche in questo caso, l’orrore più che determinato da improvvisi colpi di scena, si costruisce un po’ per volta, con l’emergere di un’atmosfera di fondo, non pienamente decifrabile, che comunica ai protagonisti – e al lettore – la presenza di qualcosa di strano, di maligno, di pericoloso. Rispetto al romanzo dedicato al consulente aziendale, qui l’elemento orrorifico, soprannaturale alla fine emerge in tutta la sua potenza. Per lungo tempo, però, anche in questo caso, si rimane in una situazione ambigua. Così, appare un cadavere sul fondo di una piscina che in realtà potrebbe essere solo una strana macchia. Oppure il direttore del complesso turistico e altri personaggi hanno le fattezze di protagonisti di programmi televisivi famosi, ma morti da tempo.

LA STORIA, SEPPUR RICCA di avvenimenti ed eventi, è molto semplice. Una tipica famiglia della classe media americana, i Thurman, composta da padre, Lowell, madre, Rachel, e tre figli (Owen e Curtis, adolescenti gemelli, e Ryan, più piccolo) si concede una vacanza di qualche giorno in un resort di lusso, il Reata, isolato nel deserto dell’Arizona. È periodo di bassa stagione e i costi della vacanza, altrimenti insostenibile, sono fortemente scontati. Fin da subito, una serie di episodi, forse banali, iniziano a rendere l’atmosfera a dir poco ambigua. E anche quando gli accadimenti diventano più inspiegabili, è come se la mente dei protagonisti si rifiutasse di accettarli nella loro gravità e tendesse a minimizzarli.

LA SITUAZIONE si fa sempre più drammatica e i Thurman si rendono ben presto conto che, se vogliono sopravvivere devono scoprire il segreti del Reata. Fino a un finale apocalittico che sembra ricordare alcuni degli ultimi romanzi di J.G. Ballard. La storia è strutturata in maniera di avvincere un po’ alla volta il lettore, mettendo in evidenza anche la psiche e i traumi dei protagonisti, il loro rapporto con le esperienze del passato. La scrittura, inoltre, risulta non solo scorrevole e coinvolgente, ma anche godibile nel suo gusto per le citazioni soprattutto cinematografiche, presenti ogni volta che è in scena Patrick Schlaegel, critico inviato dal suo giornale a seguire un festival nella relativamente vicina città di Tucson. Infine, se The Consultant offre uno sguardo penetrante sui procedimenti che regolano attualmente il mondo del lavoro, The Resort sembra presentare una visuale non meno acuta sui meccanismi che rendono oggi possibile l’estrazione di valore da quello che in passato veniva definito tempo di non lavoro, ovvero di svago e di riproduzione.