Il fatto che nei videogiochi si spari molto è una delle «armi» preferite dai detrattori di questi, tra cui, soprattutto negli Stati uniti, ci sono sostenitori della Nra e detentori di fucili o pistole «veri». È vero, nei videogiochi si spara molto ma non solo, in ugual misura si salta, si suona, si canta, si impara, si medita, si osserva, si ascolta e ci si meraviglia.
Soprattutto si gioca e anche sparare, per finta, è un gioco. Basta ricordarsi quando da bambini si giocava a guardie e ladri o cowboy contro indiani.
Così anche il pacifista più gandhiano può amare sparare qualche colpo virtuale senza sentirsi in colpa e senza che la sua etica venga da ciò intaccata.
Poi dipende a chi si spara, presto infatti uscirà un gioco che troviamo brutto e antipatico a priori dal titolo di Hatred in cui l’obiettivo è massacrare innocenti solo perché si odia l’umanità, anche poveracci disarmati che supplicano pietà.

Fortunatamente è un caso isolato, un’operetta commerciale pensata solo per fare soldi pubblicizzandola con una sadica e banale trovata e accattivare così il pubblico meno consapevole delle proprie scelte con la forza dello scandalo. Al contrario quasi sempre nei videogiochi si spara solo ai cattivissimi, i peggiori. Come i nazisti. E in nessun gioco si prova una certa ebbrezza liberatoria nel compiere omicidi virtuali come in Wolfenstein The New Order, uno sparatutto di alto livello che ha riportato il genere al suo splendore ludico originale, raccontando inoltre una grande vicenda drammatica e a tratti commuovente e romantica. Vi si espone una ucronia, un passato alternativo durante il quale i nazi hanno vinto la guerra mondiale e il tentativo disperato di distruggere il loro sanguinario dominio.

È appena uscito per Playstation 4, XBox One e PC un prequel alle vicende di The New Order che approfondisce le avventure del protagonista B. J. Blazkowitz proprio prima dell’inizio del videogame dell’anno scorso. Si intitola The Old Blood e sebbene sia un videogioco autoconclusivo va considerato come una lunga espansione più che come un’opera compiuta, perché la sua durata non è eccessiva ma il prezzo è bilanciato a questa. Si torna a sparare e a nascondersi dai nazisti, anche in questo caso non-iperbolicamente ma realisticamente malvagi, basta fare l’esempio del monolitico Rudi Jager che nutre i suoi cani con i corpi dei prigionieri.
Ci infiltriamo in un castello che si erge sui monti innevati come la lapide di un tiranno per reperire i documenti segreti conservati dalla nazi-archeologa Helga Von Shabbs.

Inizia così un’avventura davvero gustosa, dal sapore di un vecchio B-movie e con suggestioni alla Aldrich di Quella Sporca Dozzina. Questa volta però c’è una potente e inquietante quanto godibile deriva verso l’horror poiché arrivano gli zombie… Senza rivelare troppo della trama le ricerche dell’odiosa archeologa finiranno per liberare un gas letale nei pressi di un villaggio bavarese che trasformerà soldati e sventurati in morti viventi.
L’elemento paranormale non penalizza il fanta-verismo di The New Order né la sua presa di posizione ideologica contro le destre estreme e gli orrori della storia recente, tuttavia The Old Blood non raggiunge quasi mai la profondità e il senso di dramma del videogioco che preludia. Ma è proprio questa sicuramente la sua riuscita dimensione, un divertissement che giocare è puro ludibrio «blastatorio», veloce, avvincente e procacciatore di grandi soddisfazioni ludiche.