Nel corso di questo 2022 si è ripetuto al botteghino giapponese un fenomeno che, in anni recenti, si sta verificando sempre con più frequenza. Debutta nel Sol Levante un grande blockbuster hollywoodiano, ma a dominare il box office è il lungometraggio animato di turno, esempi degli ultimi mesi sono stati Black Panther: Wakanda Forever che è stato superato da Suzume di Makoto Shinkai, e più di recente Avatar: la via dell’acqua che ha debuttato dietro a The First Slam Dunk. Il fenomeno è variegato e complesso naturalmente e non esiste un’unica causa, magari ne riparleremo il prossimo anno quando tireremo le somme del 2022 giapponese al cinema. Spesso però dipende dalla popolarità del soggetto trattato, o I.P., e dai nomi dietro ad ogni singolo lavoro; è questo il caso di The First Slam Dunk, lungometraggio nelle sale giapponesi dallo scorso tre dicembre e ambientato nel mondo creato da Takehiko Inoue, prima su manga e poi trasposto in serie animata dal ’90 al ’96.
Slam Dunk è uno dei manga più popolari di sempre, sia per vendite sia per il modo con cui è impresso nell’immaginario popolare giapponese, ha fortemente contribuito alla diffusione della pallacanestro in Giappone, ma anche nel resto del mondo, compreso il nostro paese.

Il lungometraggio in questione sviluppa la storia di uno dei protagonisti secondari del fumetto, Ryota, il playmaker della Shohoku, la squadra liceale di basket dove giocano Hanamichi e Rukawa, i due protagonisti principali della storia originale. Prodotto dalla Toei Animation e dalla Dandelion Animation Studio il film è stato scritto e diretto da Inoue stesso e porta sul grande schermo un episodio del fumetto, una partita fra le squadre di liceo delle scuole di Shohoku e San’no. Le più di due ore del film si sviluppano interamente durante la partita; alle azioni di pallacanestro – e Inoue ha pochi rivali nel modo in cui è capace di rendere su pagina e qui sullo schermo lo sport – vengono inframmezzati lunghi flashback che narrano la storia di Ryota. Da bambino con la madre e la sorella, dopo una tragedia familiare, il ragazzo si è trasferito da Okinawa nella prefettura di Kanagawa, nel Giappone centrale.
The First Slam Dunk è uno dei migliori film di animazione giapponesi usciti quest’anno, il design dei personaggi e l’animazione sono molto riusciti, quest’ultima un po’ stridente in alcuni passaggi, quando l’uso del CGI, con cui il lavoro è stato realizzato, si fa notare un po’ troppo, ma non rappresenta in fondo un grande problema. Molto interessante e toccante è il modo in cui la storia di Ryota, di suo fratello e della sua famiglia viene rappresentata, ma ciò che impressiona è l’abilità di Inoue di raccontare le vicende attraverso le immagini, in particolare il modo in cui l’azione sportiva sul campo viene sviluppata e intrecciata con i flashback riguardanti il passato di Ryota ed il suo incontro con quelli che diventeranno in seguito i suoi compagni di squadra. Ovviamente Inoue ha un enorme talento nel disegnare storie su carta (si veda oltre a Slam Dunk almeno Vagabond), ma la trasposizione di questo talento sul grande schermo non era per niente scontata, Inoue è qui al suo debutto come regista, e funziona quasi alla perfezione.

I molteplici piani temporali si incastrano in un puzzle che non sovraccarica la narrazione con inutili spiegazioni, ma delinea con la forza delle immagini e l’accompagnamento della musica i vari personaggi ed i loro diversi stati emotivi. Il film è anche molto divertente e spesso sperimenta con gli stili d’animazione, di particolare impatto è poi l’uso di momenti di assoluto silenzio, compreso lo splendido finale.

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