La guerra fredda non è mai finita. La Russia rimane il «nostro» miglior nemico. Il produttore Joe Weisberg lo aveva capito, ben prima del glaciale standoff sull’Ucraina di questi giorni, prima che McCain accusasse Obama di essere «incredibilmente naive» e Vladimir Putin di voler «restaurare l’Impero», e prima che il tour americano delle Pussy Riot alla vigilia di Sochi, facesse del presidente russo il punching ball degli show comici di tarda serata.

Weisberg, il cui resumè include una carriera di agente Cia, l’anno scorso aveva convinto il canale Sfy a produrgli una serie basata sulla avventure di una coppietta all American dietro alla cui idilliaca esistenza famigliare in un sobborgo di Washington si nasconde una cellula del Kgb. La cosa più interessante di The Americans (titolo diabolicamente obliquo, visto che i due protagonisti sono nati e cresciuti in Unione Sovietica, ma riprogrammati per infiltrare usi e consumi made in Usa) è che non è ambientata negli anni cinquanta, bensì trent’anni dopo, sotto quella che sarà la presidenza del disgelo di Ronald Reagan. Sulla copertina di Playboy c’è Bo Derek e al cinema Indiana Jones debella i soliti nazisti. Ma a Washington Star Wars è uno scudo stellare con cui proteggersi dai missili di Mosca e, dietro alla quinte, uomini con le basette, gli occhiali scuri e delle valigette piene di contante stanno cominciando ad armare i mujahidin.

È su uno di questi incontri, davanti a una cena di specialità afghane, nel retro di un ristorante stranamente deserto, che è partita la seconda stagione della serie, due settimane fa (in Italia dal 13 ottobre è andata in onda su Fox che ha opzionato anche il secondo ciclo).

La trattativa procede come previsto e il tutto sembra avviato ad una soluzione che soddisfi entrambe la parti, quando l’americano con gli occhiali scuri e i capelli un po’ bouffant smette i convenevoli in dialetto pashtun e inizia a parlare in russo, per poi freddare gli afghani dall’altra parte del tavolo con due pallottole ben piazzate. Uscendo incappa in un giovane sguattero terrorizzato, appiattito contro un muro di piastrelle bianche. Prima gli dice di non preoccuparsi, ma poi ci ripensa e spara in testa anche a lui. I loose ends sono un lusso che Philip Jennings non può permettersi.

Jennings (Matthew Rhys) e sua moglie Elizabeth (Keri Russell, che tanti anni fa era Felicity) sono gli attraenti proprietari di un’agenzia di viaggi della Virginia. I loro due bambini, dei teen agers come tutti gli altri, in un quartiere di cassette unifamigliari banalmente uguali tra di loro. Il loro vicino (Noah Emmerich) un agente del controspionaggio Fbi, con cui i Jennings ogni tanto organizzano barbecue rellegrati di palloncini multicolore.

Philip ed Elizabeth, sono anche due assassini, due spie di grandissimo talento e dai nervi d’acciaio, che possiedono una sterminata collezione di parrucche a baffi finti, e agiscono sotto diretto ordine di Mosca attraverso un micidiale supervisor di nome Claudia (l’attrice di cinema e teatro Margo Martindale). All’inizio della prima stagione, il loro matrimonio – anche quello avvenuto su istruzioni del Kgb- sembrava un accordo di pura forma. Me entro breve le cose si complicano. Dei due, Philip è quello più disposto a porsi delle domande, a lasciare che gli affetti scalfiscano la sua armatura, a mettere in dubbio la validità delle richieste che arrivano dalla «patria» alla luce della vita che la sua famiglia conduce in America e dei due figli che, all’oscuro di tutto, stanno crescendo secondo i valori di un mondo che lui è impegnato a distruggere. Rispetto a Philip, anche per via di un trauma subito negli anni del training, Elizabeth è più una macchina da guerra, animata da una fede incrollabile nella giustezza della sua missione – il sesso per lei è un modo di estorcere delle informazioni; I figli un punto debole. Quando il più piccolo dei due le chiede chi è stato il primo uomo sulla luna, lei risponde allegra che «la luna non è tutto, anche arrivare nello spazio è molto importante».

Dopo essere sfuggiti per miracolo alle grinfie dell’Fbi, alla fine della prima stagione, Philip ed Elizabeth iniziano la seconda «in corsa». Lui è sposato con una segretaria dell’Fbi cui carpisce importanti informazioni e che crede che Elizabeth sia sua sorella. Un’innocua visita di famiglia al luna park potrebbe avere conseguenze molto gravi.

Ed Elizabeth, appena ripresasi da una brutta ferita, viene chiamata all’improvviso a soccorrere una collega nicaraguense in pericolo. «Quando l’ha tranquillizzata e ha stabilizzato il giovane politico pieno di droga con cui questa si trovava, Elizabeth si riappresta a scomparire nel vicolo buio da dove è venuta ma non prima di sussurrare all’altra spia, quasi con affetto: «La vostra rivoluzione è magnifica. Il nostro primo piede nel Centro America».