La dittatura militare che da cinque anni regge la Thailandia dopo una lunga sequenza di colpi di stato va oggi alla sfida del voto nella prima tornata elettorale dove vecchie e nuove forze le contendono gli scranni dell’esecutivo. Ma è un’elezione blindata nei numeri e le leggi della longeva e conservatrice monarchia siamese.

Si vota per il rinnovo di 500 membri dell’Assemblea nazionale con un sistema complicato e farraginoso e non basta guadagnarne la metà più uno per ottenere la guida del governo. La scelta del premier compete alla maggioranza dei 750 membri che compongono il parlamento e se 500 verranno scelti oggi, 250 – il Senato – sono già stati selezionati…dalla giunta. Che conta quindi al buio già su un terzo – voto più voto meno – di sostenitori certi.

La scommessa però sta in piedi lo stesso e non solo per i franchi tiratori al Senato. Alla Camera bassa, Palang Pracharath – il partito della giunta che candida l’attuale premier generale Prayut – sa già che potrebbe non arrivare ai 126 seggi per nominare il premier e dovrà sia sperare che i nemici guadagnino poco, sia far conto su piccoli partitini alleati.

Ma dall’altra parte la sfida è agguerrita. I sondaggi danno in vantaggio Pheu Thai, partito che rappresenta i sostenitori dei fratelli Shinawatra, Thaksin e Yingluck, esautorati ed esiliati dai militari con l’avallo della monarchia. Non può più contare su Pheu Chart, partito gemello messo al bando dalla Commissione elettorale dopo che aveva presentato come candidata la sorella del re, mossa che gli è costata un intervento ufficiale del monarca e la squalifica dalla corsa. Ma quei voti non saranno persi e non confluiranno certo verso i partiti pro giunta. Pheu Thai può infine contare su un’altra schiera di partiti alleati. Ma tutto andando bene non basterà.

A far la differenza altri due schieramenti. Uno è il vecchio Partito democratico di Abhisit Vejjajiva, ex premier e consumato politico con buoni appoggi nel capitalismo locale. Pochi giorni prima del voto, mentre il suo partito si barcamenava, ha detto che non darà una mano a Prayut.

E se qualcuno mette in dubbio che il leader democratico resti dell’idea se gli venisse fatta un’offerta interessante, c’è anche un outsider, cresciuto nei sondaggi e che piace a giovani, classe media e poveri cui ha promesso un nuovo welfare. Thanathorn Juangroongruangkitm, 40 anni, assai meno dei concorrenti, ha parole d’ordine progressiste e al contempo è un imprenditore di successo, che piace alla borghesia illuminata.

Su di lui però grava il rischio di un’esclusione post elettorale per pendenze che la Commissione elettorale ha deciso di esaminare – guarda caso – solo dopo il voto. Abhisit e Thanathorn, anche se non schierati coi partiti pro Shinawatra, potrebbero fare con loro un accordo di governo. Ma anche questo è tema a rischio. La Costituzione dei militari consente loro di intervenire se la sicurezza nazionale lo dovesse richiedere.