Milano, giovedì 30 settembre 1948, le edicole hanno appeso un piccolo manifesto che annuncia «Ragazzi: eccovi finalmente TEX (in grande) L’albo più ricco al prezzo più povero! 36 pagine 15 lire». Con tanto di copertina del primo numero di Tex a striscia dal titolo Il totem misterioso.
Nessuno avrebbe mai potuto pensare che a distanza di settant’anni Tex Willer fosse ancora il fumetto più venduto in Italia e tra i più venduti nel mondo. L’idea era venuta a Giovanni Luigi Bonelli, supportato da Aurelio Galeppini per le tavole e dall’intraprendente moglie Tea Bertasi Bonelli che amministrava la casa editrice Audace. Per la verità neppure il babbo Gianluigi avrebbe scommesso sulla dimensione del successo di Tex, visto che contemporaneamente aveva dato il la a un altro fumetto, quello che avrebbe dovuto spaccare.

Il 1948 è un anno decisivo per l’Italia. L’eco e le devastazioni della guerra sono ancora evidenti, da soli due anni il paese è una repubblica, contemporaneamente è stata eletta l’assemblea costituente, per la prima volta le donne hanno votato, il primo gennaio viene promulgata la Costituzione, il 18 aprile si tengono le elezioni per la prima legislatura della Repubblica. La Democrazia Cristiana con il 48,51 % sconfigge duramente il Fronte Democratico Popolare (comunisti e socialisti) che si ferma al 30, 98%.
In questo contesto arriva Tex Willer, un eroe stravagante, sempre schierato dalla parte di chi i soprusi li subisce senza fare troppi calcoli. Ma questo non sarebbe bastato a rendere così popolare il personaggio. C’è dell’altro, per esempio Tex nasce fuorilegge prima di diventare ranger, quindi dalla parte della legge. Dai primi episodi si viene a sapere che ha sposato Lilith, figlia del sakem dei navajos e i due hanno un figlio Kit, Piccolo Falco, quindi un meticcio. Lilith muore subito di vaiolo, un’infezione voluta e trovata (storicamente) dai trafficanti bianchi che intendono sterminare i nativi.

E Tex che nel frattempo ha preso il nome navajo di Aquila della notte, alla morte del sakem diventa capo di tutte le tribù, ha un pard navajo, Tiger Jack, e un altro bianco in Kit Carson. E questo è un altro fattore che aiuta a capire il personaggio che da subito non ha mai discriminato i nativi, mentre, per esempio, lo stesso cinema western ha impiegato un po’ più di tempo per trovare un approccio del genere. Tra l’altro dal prossimo mese uscirà una nuova serie mensile dedicata proprio al giovane Tex Willer, talvolta scritto killer da chi realizzava i fumetti, perché scherzosamente Bonelli talvolta lo scriveva così.

La mostra Tex. 70 anni di un mito è erta sino al 27 gennaio presso il Museo della Permanente di Milano, in via Turati 34 (info complete in rete www.tex70lamostra.it), dove un enorme Tex domina la parete dividendola con un dipinto di Caravaggio visto che il 4 ottobre si inaugurerà la mostra il Caravaggio oltre la tela. Certo Gianluigi Bonelli sarebbe stato forse perplesso prima ancora che orgoglioso se gli avessero detto qualcosa del genere, ma non bisogna dimenticare il lavoro compiuto da suo figlio Sergio che ha trasformato la casa editrice e i suoi fumetti in un’impresa straordinaria.

Nel percorso espositivo ci sono ottime tavole sinottiche che inquadrano gli assestamenti editoriali di Tex con gli avvenimenti italiani e mondiali, ma per gli appassionati sono le tavole, le curiosità, gli oggetti che rendono questa mostra, curata con affetto da Gianni Bono, assolutamente imperdibile. Oltretutto Tex è un personaggio che ha conquistato intere e diverse generazioni, quindi nonni, babbi, nipoti possono tranquillamente entusiasmarsi, fare selfie (se proprio non possono farne a meno, ma qui almeno è previsto, con tanto di frase da scegliere per la nuvoletta con le parole di Tex).

Poi le curiosità, come l’ostracismo benpensante dei primi anni ’50 quando la chiesa bolla fumetti e fotoromanzi come prodotti da sradicare perché diseducativi nei confronti dei giovani, arrivando a far approdare la questione in parlamento attraverso delle interrogazioni.
Anche la censura si fa sentire, e di fronte a una tavola con una donna che spara per difendersi interviene facendo modificare la sequenza: è Tex che spara. E quando è troppo sbrigativo nello stendere i fetentoni di turno deve fare ammenda e limitarsi a far saltare le pistole dalle mani. Altri tempi.