Alias

Testimonianze della Liberazione raccolte nella Bassa Padana

Testimonianze della Liberazione raccolte nella Bassa Padanaimmagini dal documentario di Elisabetta Sgarbi "Quando i tedeschi non sapevano nuotare" (a destra in alto Giuseppe Sgarbi, in basso Ermanno Olmi)

Documentari Bernardo Bertolucci, Ermanno Olmi, il padre Giuseppe Sbarbi e tante altre voci compongono un lavoro di ricerca da cui nasceranno i "Racconti d'amore"

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 19 aprile 2014

“Racconti d’amore” nasce dalla ricerca sul campo per il documentario Quando i tedeschi non sapevano nuotare, che racconta la Resistenza impossibile in quella pianura solcata dal grande fiume e priva di nascondigli. Se i luoghi sono gli stessi del lungometraggio, le testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende sono così eccezionali da sembrare inventate, quanto sembravano vere quelle dei protagonisti del film. Realtà e fiction si contendono lo spazio, si scambiano i ruoli. Ma su tutto prevale il documento, come il bellissimo filmato d’epoca della liberazione del Comune di Bondeno.

Sono le donne che lavorando nel silenzio del passaparola si danno appuntamento il 18 febbraio 1945 per irrompere nel municipio, buttare dalla finestra e bruciare in piazza i certificati anagrafici dei mariti e dei figli. Il viso di Lidia Bellodi, staffetta partigiana, è amorevolmente scrutato mentre racconta l’incredibile avventura, tanto che le sue rughe sembrano i calanchi di un paesaggio arcaico dove risaltano gli occhi accesi dall’antica passione e le sue parole si incidono indelebili. Come quelle di Velia, di Emilio, di Giuseppe Sgarbi, padre della regista, testimoni di quei giorni terribili e eroici. Accanto a molti altri ci sono i toccanti ricordi di Bernardo Bertolucci e Ermanno Olmi che raccontano come le vicende della guerra e della Resistenza siano intrecciate alle loro vite e reinventate nel loro cinema, tra epica e elegia.

L ’episodio poco noto a cui rimanda il titolo è quello delle migliaia di tedeschi annegati nelle acque del Po nel tentativo di trovare una via di fuga all’avanzata degli alleati. Il paesaggio piatto della Bassa Padana è al centro anche di Deserto rosa-Luigi Ghirri, uno dei documentari di Elisabetta Sgarbi, dove si ritrovano il Po, Comacchio, il mare, il barcone illuminato, la casa sommersa, le sconfinate distese di campagna fino a Roncocesi, dove il grande fotografo ha vissuto i suoi ultimi anni. Foto come paesaggi, paesaggi come foto, scanditi da stacchi in nero quasi pulsazioni del cuore. Le fotografie di Ghirri colte in action animano l’indescrivibile potenzialità della natura. Istantanee della coscienza fissano per sempre le simmetriche geometrie del mondo. Nelle opere così diverse della regista, la continuità dell’ispirazione è affidata al tema dell’amore.

Che ritorna come motivo ispiratore di Notte senza fine, il suo primo lungometraggio girato dieci anni fa. Composto da tre episodi, L’amore lontano, La fatalità della bellezza, Il buio interpretati da Galatea Ranzi, Laura Morante, Toni Servillo, Anna Bonaiuto, rilegge storie di Amin Maalouf, Tahar Ben Jelloun, Hanif Kureishi. È il cinema come sfida che gioca sulla luce, sull’ombra, sul buio da cui emergono immagini parziali di visi femminili, silhouette che si intravvedono appena, dettagli di mani, di occhi, di capelli. Narrano con voci fuori campo amori strazianti, drammi della gelosia, traumi dell’incesto, in cui si consuma la tragedia della donna che sembra destinata a non cicatrizzarsi mai.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento