Se ne escludi uno, ci escludi tutti. Così i genitori degli alunni della quinta elementare, sezione E, del VII Circolo Montessori di Roma hanno spiegato la decisione di non sottoporre i propri figli alle prove Invalsi il 7 e il 10 maggio scorsi. Un atto di solidarietà nei confronti della figlia di Manuela Caruso, la rappresentante di classe dei genitori, che non avrebbe potuto partecipare alla prova in quanto diversamente abile. «È una storia bellissima – racconta al telefono Manuela – la decisione è stata presa all’unanimità. Insieme agli altri genitori abbiamo scritto una lettera agli altri rappresentati di classe che però non sono riusciti ad organizzarsi. In quei giorni nella nostra scuola ci sono state assenze rilevanti nelle altre classi. Questi test hanno suscitato molte perplessità tra gli stessi insegnanti. A noi le hanno esposte durante una riunione di classe. Molti di loro hanno aderito allo sciopero dei Cobas e da qui è partita la nostra protesta».
I genitori della quinta E hanno inviato la lettera al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza che ieri, terzo giorno di sciopero indetto dai Cobas contro le prove Invalsi, ha detto di ritenere un «fatto grave la possibilità che gli studenti disabili siano esclusi dai test Invalsi a causa dell’impossibilità di svolgere le prove in modo autonomo». Negli ultimi giorni sono state numerose le proteste dei genitori di bambini diversamente abili che hanno lamentato l’assenza degli insegnanti di sostegno, l’allontamento dei bambini dal resto della classe perché non in grado di partecipare alle prove. In molti casi la valutazione di questi alunni non è stata inserita nella statistica dei risultati, distinguendoli da quelli degli altri compagni. Il ministro ha promesso di fare chiarezza: «Se è una questione normativa sarebbe più facile intervenire» Il ministro non ha escluso l’ipotesi di «far partire un’inchiesta interna per capire dove sono avvenuti e dove avvengono questi fatti».
Alla quinta V del Circolo Montessori di Roma questi fatti sono realmente avvenuti. Richiamiamo Manuela e le leggiamo la dichiarazione del ministro: «Sono contentissima – risponde – Siamo riusciti ad evidenziare un fatto che, come mamma e come rappresentante di classe, trovo veramente grave. Se escludi un bambino dalle prove, escludi tutti. Fai tutto il contrario di quello che dovrebbe essere la scuola pubblica in Italia. A me personalmente l’Invalsi non convince. Questi test non danno una fotografia reale della vita dei bambini. Un bambino è abituato a svolgere le sue attività in tempi diluiti. L’Invalsi invece valuta le sue capacità in tempi limitati. E questo non rispetta le abilità di ogni bambino».
Per i Cobas, il nuovo sciopero contro i test Invalsi nelle scuole superiori è stato «un successo». Per Piero Bernocchi, il portavoce del sindacato di base, i risultati sono stati migliori di quelli dei giorni precedenti, quando c’è stata una guerra di cifre con il ministero dell’Istruzione sull’adesione degli insegnanti al boicottaggio delle prove. Ieri i Cobas hanno tenuto un sit-in a Viale Trastevere e una delegazione è stata ricevuta dal sottosegretario Rossi Doria: Hanno chiesto di eliminare i quiz dall’esame di terza media, e che non siano introdotti all’esame di maturità. Per i Cobas i test devono essere facoltativi.
A boicottare le prove sarebbero stati anche molti studenti. Secondo un sondaggio condotto ieri mattina dal portale Skuola.net il 37% dei ragazzi iscritti al secondo anno della scuola superiore ha rifiutato di compilare il questionario. Al 20% degli studenti boicottatori non è andato giù che i professori abbiano deciso di assegnare un voto che farà media. Per il 38% dei ragazzi queste prove sono «inutili». L’Unione degli studenti (Uds) ha organizzato flash mob di protesta in 11 città, mentre a Milano la «Rete degli studenti» e il collettivo Lambretta hanno occupato l’ex provveditorato in via Ripamonti. Polemica anche sui costi delle prove: per l’Uds ammonterebbero a 14 milioni di euro. Per il Miur solo a 2,5 milioni all’anno. Su twitter, hashtag #invalsi, si è molto ironizzato sulla domanda di matematica: «quanto pesa un foglio A4?».