In camice bianco e stetoscopio al collo, ieri centinaia di giovani laureati in Medicina hanno chiesto le dimissioni della ministra dell’Università Stefania Giannini. Arrivati da tutta Italia a Roma si sono dati appuntamento in viale Trastevere per contestare la gestione sui test per l’accesso alle scuole di specializzazione in medicina di fine ottobre. Dopo avere dichiarato il loro annullamento e la riconvocazione dei candidati per un nuovo quiz il prossimo 7 novembre, in 24 ore il Miur ha cambiato idea e ha considerato valide le prove di selezione per l’accesso alle scuole. Per i manifestanti, a cui si sono uniti i sindacati, le associazioni di categorie e quelle studentesche, il rimedio è peggiore del male perché aprirà le porte ad una pioggia di ricorsi contro il ministero.

«Era oltre un anno che aspettavamo questo concorso, che non è stato affatto meritocratico. Le prove delle due aree erano strutturate in modo diverso – ha spiegato Francesca – a prescindere dalle due domande che si è deciso di cancellare. È il ministero che ha fallito e non può scaricare le responsabilità solo sul Cineca». «Il punto cardine – le fa eco Giulia – non sono le due domande, ma la presa in giro di noi medici professionisti. È inaccettabile che in Italia, a differenza degli altri Paesi, non si riesca a programmare la formazione dei medici in modo che tutti gli abilitati riescano a proseguire il loro percorso di formazione. Stanzino i fondi per le borse!».

«Quanto sta succedendo – ha detto Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link – non è accettabile e non saranno certo le dimissioni del Presidente del Cineca a diminuire la portata di uno scandalo di proporzioni nazionali Oggi è necessario un serio ragionamento più generale sulla formazione medica e di investire fortemente in questo settore». La risposta di Giannini è arrivata in un question time alla Camera: ieri sono state pubblicate le graduatorie dei test e si è proceduto al ricalcolo del punteggio dei candidati neutralizzando le domande errate.
La ministra ha ammesso che il collegamento tra il numero dei laureati in medicina e numero delle borse per la Specializzazione è migliorabile, ma il fabbisogno non è definito solo dal Miur, ma viene determinato insieme dal concerto con il ministero della Salute e con le Regioni. Per Cgil nazionale e Fp-Cgil medici questa soluzione «non risolverà il pasticcio e il pressappochismo con cui è stata gestita questa amara vicenda». L’unica risposta «è tutelare i 12 mila giovani medici dalle irregolarità e dalle anomalie, prevedendo tutte le necessaria borse di studio. Oggi sono insufficienti e chiediamo un’immediata implementazione dei fondi, già nella legge di stabilità».

Per l’Anaao Assomed «dopo il bonus maturità a elastico, il picconamento del numero chiuso sotto i colpi del Tar, che ha ammesso senza colpo ferire al corso di laurea in Medicina 5000 studenti, dopo lo scompiglio e le polemiche seguite puntuali alle prove di selezione per l’accesso al corso di formazione in Medicina Generale, il Miur è riuscito a dare la ennesima prova di inadeguatezza e insufficienza organizzativa. E pensa di cavarsela con discutibili aggiustamenti ex post che apriranno la strada – afferma il segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – a una valanga di nuovi ricorsi e a richieste di sanatoria».

Anche il Movimento 5 Stelle ne chiede le dimissioni: «Avevamo suggerito al ministro di convalidare il concorso, garantendo a tutti la borsa di studio e l’ammissione alla specializzazione. Ma non siamo stati ascoltati». Insieme a Federconsumatori, il Codacons sta lavorando a un ricorso collettivo. La decisione del Miur di riconoscere la validità di 28 domande su 30, nonostante lo scambio dei quiz «altererà le graduatorie finali, legittimando una pioggia di ricorsi da parte degli esclusi».