Fine della pausa festiva: ritornano i lavori in Commissione ambiente sugli aggiustamenti del decreto per la «Terra dei Fuochi», si completano le audizioni e si riaccendono le polemiche. Il provvedimento di emergenza presentato dal governo lo scorso 20 dicembre, non è mai piaciuto ai movimenti e ai comitati che non vogliono la militarizzazione del territorio, ritengono inutile l’aumento delle pene, chiedendo invece che venga preso in esame il documento con 10 proposte per trovare una soluzione all’avvelenamento dei territori in provincia di Napoli e Caserta. Così ieri si è sollevata una nuova querelle, uno dei rappresentanti del coordinamento della «Terra dei Fuochi», Luciano Iavarone è uscito dall’udizione davanti ai rappresentanti della Camera affermando sostanzialmente di essere di fronte a una farsa essendo stato ascoltato per soli 5 minuti. Concordi anche i comitati #unfiumeinpiena, scesi in piazza lo scorso 16 novembre, che pretendono la mappatura dei terreni inquinati, un osservatorio con la partecipazione dal basso di rappresentanti dei cittadini, la trasparenza nella bonifica che deve partire subito, nonché un codice rosso sanitario per gli abitanti delle areee interessate.

Non si è fatta attendere la risposta del presidente della commissione Ermete Realacci che al contrario ritiene il provvedimento approvato dal Cdm «di grande importanza». Quindi rispondendo anche alle richieste dei cittadini Realacci ha precisato: «Nel passaggio parlamentare alla Camera cercheremo di rafforzare il decreto per garantire il contrasto efficace all’illegalità, maggiori tutele per l’ambiente e per la salute dei cittadini, risorse per le bonifiche prioritarie». Eppure la rete Commons si ribella, chiedendo a gran voce di «boicottare» il decreto: «Le priorità indicata dei movimenti – spiegano – dovrebbero servire a riscrivere completamente il provvedimento. Alle forze di opposizione che auspicano indicazioni dei movimenti per presentare emendamenti diciamo: non votatelo».

Ma ieri in audizione sono stati ascoltati anche i rappresentanti del Wwf che d’altra parte pensano di «adeguare il Codice dell’Ambiente con un apposito titolo sui ‘Delitti ambientali». Per l’associazione se dopo due legislazioni sono stai introdotti reati come il disastro ambientale e l’associazione a delinquere finalizzata ai crimini ambientali, ora è arrivato il momento di ripensare a «un intervento organico di adeguamento del Codice penale prevedendo uno specifico titolo ai ‘Delitti contro l’ambiente». Il Wwf ha quindi giudicato positivo l’intervento del presidente della repubblica durante il discorso di fine anno, nonché la lettera inviata a don Maurizio Patricello, il parroco di Caivano che si batte contro le ecomafie. Una missiva in cui Napolitano ha ribadito il suo «costante impegno a sollecitare, a tutti i livelli di governo, gli interventi necessari» e la sua personale partecipazione al dolore delle famiglie che hanno perso i propri cari. Ma anche sul comportamento del capo dello stato non sono mancate le polemiche. Lo scorso 5 gennaio alcune decine di persone si sono presentate nelle vie di Posillipo, a Napoli, con ceri e croci chiedendo di incontrare Napolitano che dal primo gennaio risiedeva a Villa Rosbery, ma senza successo. Infine la Coldiretti: «Se non si fa qualcosa perderemo tutto», lamentano gli agricoltori.