Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) stima in 0,9 GW la potenzialità di sviluppo degli impianti eolici off-shore al 2030. Per Anev, invece, sarebbe pari a 5,5 GW, mentre le richieste inoltrate dagli operatori del settore sommano a ben 18 GW di potenza. Il rebus è sul tavolo di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale e trasmette l’elettricità da dove viene prodotta a dove viene consumata. È a Terna che deve fare richiesta di connessione, direttamente o indirettamente, chi produce energia da fonti rinnovabili. Terna ha l’obbligo di garantire la connessione e il compito di adeguare costantemente la rete per ricevere l’energia prodotta. Per integrare il crescente volume di rinnovabili Terna ha recentemente presentato un piano di sviluppo decennale della rete elettrica che prevede investimenti per oltre 18 miliardi di euro (+25% rispetto al precedente piano), elaborato in linea con i target fissati dal Pniec, lo strumento di indirizzo governativo.

«LA GRANDE SFIDA della transizione energetica sta anche nella sua pianificazione integrata – dice Luca Piemonti, responsabile Pianificazione Rete e Interconnessioni di Terna – In questo momento, rispetto alle ipotesi del Pniec, ci sono vari elementi di discrepanza, e non solo nell’off-shore. Il Pniec, infatti, prefigura una distribuzione delle rinnovabili diversa rispetto a quella che si sta manifestando tramite le richieste di connessione: per esempio, stima la presenza di tanti piccoli impianti fotovoltaici distribuiti nel Nord del Paese per l’autoconsumo su reti di bassa e media tensione, che però non ci sono, mentre gli operatori che ci hanno fatto richiesta sono quelli che intendono produrre energia rinnovabile in impianti di scala industriale, con allacci in alta tensione, al Sud e nelle isole, dove le risorse sole e vento sono più abbondanti»

CASO EMBLEMATICO E’ LA SICILIA, dove ci sono nuove richieste di rinnovabili (sole e vento) per ben 30 GW, cioè il 75% dell’obiettivo nazionale fissato dal Pniec al 2030. «Il nostro piano di sviluppo prevede investimenti per 1 miliardo in Sicilia: l’isola sarà interessata, citando solo alcuni tra i progetti più rilevanti, da un doppio cavo sottomarino che la collegherà a Sardegna e Campania, da un ulteriore cavo con la Calabria, e dal potenziamento della rete isolana a 380kV. Per poter integrare in sicurezza questo enorme volume di rinnovabili, ben superiore a quanto ipotizzato nel Pniec – spiega Piemonti – sarà necessario pianificare nel nuovo Pniec la loro distribuzione, altrimenti si rischia di avere investimenti in rinnovabili che non trovano pieno ritorno per l’investitore finale ma soprattutto che non generano benefici per il sistema». Il rischio, oltre agli aspetti di sicurezza e stabilità del sistema, è quello di produrre energia che la rete non è in grado di trasmettere e che quindi viene «buttata». Nei vari scenari ipotizzati da Terna, anche con lo sviluppo di sistemi di accumulo (batterie) previsti nel Pniec, questa quota può variare da 2,1 a 4,6 TWh all’anno, dallo 0,7 al 1,5% del fabbisogno nazionale; tali valori sono destinati ad incrementarsi là dove la reale distribuzione degli impianti rinnovabili si discosti, come avviene, da quanto previsto dall’attuale versione del Pniec.

CHE IL PNIEC VADA CAMBIATO lo chiedono da tempo varie voci, dalle associazioni ambientaliste a quelle di categoria fino a Bruxelles. La buona notizia è che il mondo dell’impresa sembra reattivo, presupposto fondamentale per operare il taglio delle emissioni climalteranti e per il miglioramento della qualità dell’aria. All’appello, per ora, manca la produzione diffusa, quella che dovrebbe venire anche dallo sviluppo delle comunità energetiche.

ALLA FINE DEL 2020, LE RICHIESTE di connessione per produzione di fotovoltaico ed eolico ammontavano a circa 100 GW, aumentate del 250% rispetto al 2018. Nonostante una crescita nelle richieste di connessione senza precedenti, non tutte andranno a buon fine per la difficoltà a superare gli iter autorizzativi. Terna dunque si trova a monitorare l’evolversi di questi fenomeni per poter aggiornare la pianificazione. Gli investimenti di Terna sono finalizzati ad una serie di progetti per potenziare le dorsali di trasporto Sud-Nord. Tra le opere principali del piano di sviluppo 2021 figurano gli elettrodotti ad altissima tensione (380 kV) Colunga-Calenzano (84 km tra Bologna e Firenze, 170 milioni di euro); Chiaramonte Gulfi-Ciminna (170 km attraverso le province di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo e Ragusa, 300 milioni) e Paternò-Pantano-Priolo, tra Catania e Siracusa (60 km, 70 milioni); Bisaccia-Deliceto (35 km tra le province di Avellino e Foggia, 40 milioni).

NELL’ARCO DI UN PAIO D’ANNI TERNA prevede di iniziare i lavori di realizzazione del Tyrrhenian Link, un cavo sottomarino in corrente continua che collegherà la Sardegna alla Sicilia e quest’ultima alla Campania, con approdo al momento previsto nei pressi di Eboli. Tra la fine del 2025 e il 2026 Terna conta di completare quasi contestualmente il primo cavo di ogni tratta, per poi chiudere nel 2027 il secondo collegamento del ramo «Campania-Sardegna» e nel 2028 quello del ramo «Campania-Sicilia».

IL TYRRHENIAN LINK PER UN INVESTIMENTO di 3,7 miliardi di euro, è un’opera essenziale per contribuire allo spegnimento delle centrali a carbone della Sardegna e quelle più inquinanti della Sicilia e per rendere possibile l’importante sviluppo delle rinnovabili atteso al Sud e nelle isole. Per potenziare anche le dorsali nord- sud e ridurre le congestioni di rete, verrà costruito anche un elettrodotto a 380 kV tra Montecorvino e Benevento, lungo 70 km.

ANCHE L’ADRIATICO AVRA’ UN SUO CAVO sottomarino, l’Adriatic Link, 280 km (1,1 miliardi di investimento) per collegare Abruzzo e Marche, entro il 2028. Il piano prevede infine interventi di riassetto in alcune città (Catania, Genova, Reggio Emilia e Roma) e lo sviluppo di reti in alcune isole minori, come il Giglio, l’Elba e Favignana, che saranno collegate alla terraferma.