Si conclude oggi la Cumbre antimperialista iniziata tre giorni fa a Cochabamba, in Bolivia. Un vertice convocato da una ventina di movimenti sociali, sindacali e indigeni, membri del Pacto social, che appoggiano il governo Morales. Una iniziativa che ha riunito 1200 delegati provenienti da 18 paesi del mondo, anche europei: sindacati, movimenti sociali, alcuni partiti. Una risposta al «sequestro» di Evo Morales per via del caso Snowden, l’ex analista Cia che ha rivelato le intercettazioni illegali del Pentagono e l’esistenza di 5 basi clandestine in America Latina.
Edward Snowden ha ricevuto la disponibilità all’asilo politico da parte di Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Venezuela e proprio ieri ha lasciato l’aeroporto moscovita di Seremetevo. Anche il fondatore del sito Wikileaks Julian Assange, a cui l’Ecuador ha dato asilo un anno fa, è chiuso da 400 giorni nell’ambasciata ecuadoregna a Londra. Ieri ha dichiarato che dorme in bagno, e teme di essere avvelenato: in questo modo verrebbe portato all’ospedale e verrebbe arrestato ed estradato in Svezia, dov’è inseguito da un’accusa di stupro, e da lì mandato negli Usa. In nordamerica farebbe una fine ancor peggiore di Bradley Manning, il soldato che gli ha fornito i 700.000 documenti top secret del Cablogate, attualmente in attesa di sapere se una Corte marziale del Maryland lo condannerà a oltre 100 anni di carcere.
Obiettivo della Cumbre, creare «uno strumento politico di liberazione latinoamericana» che renda vincolanti le decisioni prese a livello continentale. I partecipanti hanno discusso su cinque temi: sovranità politica, economia territoriale, violazione dei trattati e degli accordi internazionali, strategie politiche continentali. In questo ambito si è affrontata anche la storica questione dello sbocco al mare che il Cile nega alla Bolivia, fortemente sostenuto dalle organizzazioni sociali cilene. Centrale la questione delle ingerenze e degli «attacchi terroristici» ai paesi socialisti latinoamericani come il Venezuela, che ha denunciato un nuovo piano per uccidere il presidente Nicolas Maduro. Una rete criminale che si estende da Miami alla Colombia dove l’ex presidente Alvaro Uribe, amico dei paramilitari, continua a manovrare. La stessa lunga mano della Cia, che arma e sostiene gli anticastristi di Miami, hanno ricordato le contadine cubane presenti.
«L’integrazione la stanno costruendo i popoli, i lavoratori perché sempre pensano ai poveri del mondo, perché il nemico è comune. La sovranità dei popoli è internazionalista e questa è la piattaforma per costruire una vera integrazione continentale – ha detto il vicepresidente boliviano Alvaro Garcia Linera in apertura del Vertice – Noi siamo il futuro, loro la decadenza», ha aggiunto riferendosi ai capitalisti e all’«impero».
Già martedì scorso, il vertice dei paesi dell’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (Alba), riuniti in Ecuador con i movimenti sociali, ha proposto di costituire tribunali di arbitraggio regionali a partire dagli organismi di integrazione come l’Alba, la Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac) e l’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur).
È stato il primo vertice senza l’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, scomparso il 5 marzo, che lo ha ideato nel 2004 insieme a Fidel Castro. Al suo lascito politico si sono riferiti tutti i presidenti della Cumbre per rifiutare l’Alleanza del Pacifico (composta da Cile, Colombia, Messico e Perù sotto l’egida degli Usa), come Chávez aveva rifiutato l’Alca – l’Accordo di libero commercio delle Americhe, promosso da Bush – nel 2004. Anche in quel caso, si è discusso di spionaggio e di Snowden e si è ribadito l’appoggio a Morales. Il quale conclude oggi la Cumbre antimperialista con una grande manifestazione nella Avenida Blanco Galindo a Cochabamba.