Che fare? Il più classico degli interrogativi rivoluzionari si infrange sulle derive di un presente molesto, specie per i più giovani. E allora? Allora ci faccio una pièce. Giacomo Lilliù (anche regista) e Matteo Principi sfruttano il meccanismo del crowdfunding, scelgono un testo di sicura eco generazionale (Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura), si affidano a una drammaturga esperta come Sonia Antinori e ne cavano una travolgente, molto fisica e molto dialettica, parabola apocalittica, post consumistica post capitalistica, in bilico fra enciclopedismo volteriano e fragori dadaisti da Cabaret Voltaire. Bloccato dalla pandemia, lo spettacolo ha ripreso a viaggiare, toccando a Firenze il Teatro delle Spiagge. Consci dei propri mezzi come del compito che si sono dati, Giacomo e Matteo sono bravi a intercettare, col proprio, anche il disagio dei loro coetanei. L’unica risorsa è fuggire? La rincorsa continua. Fermarsi non serve ma neanche affannarsi. Un prendere e lasciare, un saliscendi di scorie e mozziconi da imballare il fiato, ma che lascia spazio al dialogo col pubblico. Che, volente o nolente, si sente parte in causa di questapantomima che così vividamente lo ritrae.