E’ indicativo e illuminante osservare qualcuno di inesperto che gioca per la prima volta a Tekken, la serie di “picchiaduro” di Namco nata per le sale-gioco nel 1994, poi fluita con naturalezza sulle console e ora giunta al settimo episodio, appena uscito per Playstation 4, Xbox One e Microsoft Windows. Vedrete l’inesperto in questione iniziare a premere i pulsanti del controller a caso o quasi, mentre controlla il lottatore prescelto contro un altro gestito dall’intelligenza artificiale e, producendo caoticamente una sequenza di pugni e calci, riuscire eventualmente a vincere il combattimento. Questo non significa che Tekken sia un videogame dove è sufficiente la fortuna o che non contempli l’utilizzo di nessuna strategia e abilità. E’ vero invece il contrario. La vittoria del principiante dimostra che il comportamento poco prevedibile di chi non sa giocare può risultare vincente non solo contro gli avversari mossi dalla console o dal PC, ma contro un giocatore esperto in una sfida testa a testa. Tuttavia questa fortuna del principiante dura poco, l’imprevedibile diventa prevedibile e l’inesperto, se non si applica continuando a puntare invece sulla buona sorte, è destinato a soccombere. Queste iniziali, fortuite vittorie rivelano come Tekken sia una serie alla portata di tutti, un picchiaduro che accompagna il novellino, lo lusinga inizialmente per poi punirlo e infine, tramite ore di educazione all’arte marziale, lo trasforma in un vero lottatore in grado di “suonare” il gioco come lo strumento sofisticato che è. Dice il simpatico suino meccanico del trio Drombo in quel capolavoro di comicità e sensualità naive che è il cartone animato giapponese dal titolo di Yattaman “anche un maiale può arrampicarsi su un albero quando viene adulato”. Quindi Tekken è come se adulasse l’inesperto (il paragone con il maiale è tutt’altro che offensivo, basta ricordarsi il carisma, l’eroismo e le parole del Porco Rosso di Miyazaki) solo per fornirgli quelle ali per elevarsi fino alle sue vette più alte.

Tekken 7, nella sua forma superficiale, non si distanzia troppo dai canoni della saga. Katsuhiro Harada, che iniziò a lavorare al picchiaduro in questione fin dal primo episodio divenendo successivamente la mente direttiva della serie, ha compilato un compendio gigantesco tekkeniano, alimentando inoltre a dismisura la sua anima di racconto oltre che di “fighting game”. Per chi volesse infatti addentrarsi nella “modalità storia” è stata pensata una lunga serie di combattimenti in “single-player” connessi da lunghi filmati non-interattivi che talvolta ricordano, raramente superano, la bellezza stilistica e l’originalità di quelli che concludono le vicende dei personaggi di Tekken 3, vero miracolo di micro-cinema innestato in un videogame. La potenza trash di questo lungo racconto che procede tra azioni e immagini colossali e violente non deve essere trascurata da chi nel videogame cerca ciò che sta sopravvivendo di un cinema di genere morente nella televisione e negli artifici fumogeni di sceneggiature che celano l’immagine agli occhi dello spettatore, relegandola a qualcosa di secondario e funzionale. L’intreccio di questa lunga cronaca tecno-yakuza-fantasy-marziale che ha la potenza visionaria, a tratti trasgressiva persino nelle sue ingenuità, di un film di Miike Takeshi, si rivolge attorno al dissidio annale e drammatico tra il colossale e mefistofelico Heihachi Mishima e suo figlio Kazuya, andando a scandagliare nel passato micidiale e doloroso di questo terrificante rapporto paterno. Dispiace che le vicende di molti tra i tanti affascinanti personaggi che animano questa saga e che ritornano in questo episodio non siano trattate in maniera approfondità nello “story mode”, tuttavia la vicenda narrata è appassionante nella sua crudele epica nippo- spartana.

La trama raccontata in Tekken 7 va considerata comunque solo una valida aggiunta al videogioco, il cui cuore rimane la competizione tra giocatori, locale e online. E’ qui che il settimo Tekken dimostra tutto il suo valore marziale e la sua eleganza. Non c’è un lottatore tra i numerosi disponibili al lancio (altri arriveranno via contenuti scaricabili aggiuntivi nel corso del tempo)che non possieda una sua originalità marziale e il suo stile distintivo, dimostrabile tramite un elevato numero di mosse, così tante e varie che solo il giocatore hardcore, diventando un virtuoso, può gestire e produrre a piacimento. Come sempre esasperato e magnifico nel suo splendore tra kitch e aggresività è il design dei personaggi, anche di quelli che compaiono per la prima volta nella saga, come l’italiano Claudio Serafino, un esorcista vestito nello stile dell’ultimo Elvis; il medio-orientale Shaheen con la sua keffiyah; la danzante Lucky Chloe con la sua veste felina; l’oscura ninja-rasta Master Raven; la demoniaca e bellissima Kazumi. Tornano inoltre personaggi storici come la bionda Nina Williams, questa volta vestita da sposa nello stile di Beatrix Kiddo prima che Bill e i suoi serpenti iniziassero il massacro; King con la sua maschera da giaguaro o Marshall Law, ovvero il sosia di Bruce Lee.

Genere ancestrale del videogame, il picchiaduro trova in Tekken 7 uno dei suoi più validi e completi esemplari e si dimostra ancora adesso motore di un agonismo elettronico divertente, appassionante e sportivo, addirittura socializzante. E’ inevitabile che coloro che giocarono nelle sale gioco di un tempo, oggi per lo più sostituite da inquietanti e tetri locali per le slot-machine, almeno in Italia, provi un vago sentimento di nostalgia quando si ritrova a combattere queste battaglie virtuali tra campioni iperbolici delle più svariate arti marziali, un ricordo delle origini della sua passione videoludica. Ma opere come Tekken 7 dimostrano che il genere è ancora molto lontano dall’estinzione e dall’obsolescenza e si dimostra ancora oggi palpitante di vita, proiettato verso un futuro nel quale i videogiochi che richiedono bravura, tecnica e virtuosismo saranno considerati alla stregua di alcune attività sportive e i loro campioni incoronati come delle vere star olimpioniche. Tekken 7 è già in questo futuro, poichè il Tekken World Tour è una realta nel mondo dei cosiddetti e-sports e i migliori giocatori di tutto il mondo si sfideranno per vincere un premio di 200000 dollari. Insomma se vi considerate abbastanza forti a Tekken fateci un pensierino, anche solo per mettere a tacere chi dice che videogiocare è solo un’improduttiva perdita di tempo. Adesso essere molto bravi ai videogame può risultare persino proficuo.