La prima dichiarazione da assessore alla cultura di Roma Giovanna Marinelli è stata sul teatro Valle. Insediata ieri dopo 52 giorni di «vacanza culturale» a seguito delle dimissioni di Flavia Barca, lo storico braccio destro di Gianni Borgna, assessore ai tempi della Roma-grandi-eventi modello Veltroni, ha affermato l’intenzione di riprendere il dialogo con i lavoratori dello spettacolo che occupano il teatro dal 14 giugno 2011. «Al Valle tornerà la legalità – ha detto in un’intervista a Il Messaggero – La situazione va affrontata il prima e il meglio possibile per far sì che, senza mandare dispersa l’esperienza, soprattutto iniziale, maturata al Valle, la situazione si riequilibri, anche attraverso il dialogo». «Un teatro – ha aggiunto Marinelli – è un luogo di impegno sociale e politico in senso alto (l’attenzione a questa valenza è stata data), ma ora gli occupanti devono mostrare la volontà precisa di rientrare nella legalità».

Una presa di posizione che sembra escludere il bando con il Mibact e non cita le dichiarazioni del sindaco Ignazio Marino, che aveva chiesto agli occupanti di lasciare al più presto il teatro. Marinelli riporta il Comune sulle posizioni del dossier commissionato da Flavia Barca a cinque «facilitatori» che, dopo audizioni durate mesi, hanno redatto una «memoria» di 94 pagine dove raccomandano il coinvolgimento della «Fondazione teatro valle bene comune» nella gestione delle attività che dovrebbero aprire la fruizione del teatro alla cittadinanza, sull’esempio di quanto fatto nei tre anni di occupazione. Il tutto dovrebbe avvenire previa convocazione di un «tavolo di confronto» tra Roma Capitale, il ministero dei beni culturali, la Fondazione pensata insieme a Stefano Rodotà e Ugo Mattei a cui partecipano 5600 soci, il teatro di Roma e altri soggetti istituzionali nell’ottica di una «collaborazione tra cittadini e amministrazione».

I «facilitatori» propendono per un periodo di transizione affidato al Teatro di Roma, oggi presieduto da Marino Sinibaldi che ha definito «lievemente eufemistiche e un po’ ipocrite» le allusioni ad uno sgombero del Valle. Il teatro di Roma potrebbe valorizzare progetti triennali di «soggetti nonprofit» garantendo trasparenza, partecipazione e democrazia nelle scelte programmatiche. La proposta circola ufficiosamente nel Campidoglio, ma non è mai stata comunicata agli occupanti che dal 18 settembre 2013 chiedono l’apertura di un negoziato.

Senza entrare nei dettagli, gli occupanti hanno accolto positivamente «il riconoscimento del valore dell’esperienza del Teatro Valle e la volontà di aprire un dialogo» da parte dell’assessore. Auspicano però che «il confronto aperto sappia fortificare il modello culturale del Valle». A cominciare dalla questione della «legalità» che al Valle viene declinata in termini «costituenti», cioè produttrice di nuovo diritto partecipato e non solo di atti amministrativi.

Marinelli si è inoltre impegnata a chiarire l’annoso problema del protocollo fantasma sul Valle tra Mibact e Comune. La Corte dei Conti nel frattempo ha aperto un’indagine sulla titolarità del bene. Vuole capire perchè il Campidoglio ha continuato a pagare le utenze durante l’occupazione. Forse per garantire la sicurezza, visto che senza luce e acqua il Valle non sarebbe sicuro?

La campagna contro il Valle condotta dalla destra, e in particolare dal genero di Berlusconi Edoardo Sylos Labini procede intese. Sylos Labini è il responsabile cultura di Forza Italia, il partito che con Tremonti ha tagliato 8,4 miliardi di euro alla scuola, 1,1 all’università, ha tagliato il fondo unico dello spettacolo e ha abolito l’Eti portando ad un passo la privatizzazione del Valle. Da tempo conduce una battaglia a testa bassa contro l’occupazione. Il risultato di questa azione, che non contempla le gravi responsabilità politiche del partito che le ispira, è stata nuova inchiesta penale. Due giorni faSylos Labini, insieme con Salvatore Aricò che del Valle è stato l’ultimo direttore, hanno presentato un esposto alla Procura di Roma.