1. Il “grande buco” di Firenze ,il progetto di attraversamento TAV del centro storico della città,con megatunnel a doppia canna e macrostazione sotterranea, viene travolto dalle inchieste della magistratura; che evidenziano gravissimi profili di illegittimità ed illegalità amministrative, civili e penali;da parte di una “cricca” che coinvolge pesantemente non solo la governance delle ferrovie e del progetto e le imprese interessate, ma anche l’amministrazione pubblica ai diversi livelli, compresi ministeri e vertici della Regione Toscana.Tra i rilievi della procura si trovano: uso di materiali inidonei, irregolarità procedurali, forzature decisionali, reati ambientali, aggiramento delle norme dei lavori pubblici,evasioni ambientali,occultamento degli impatti,fino alla rimozione di dirigenti”scomodi”, perché, facendo scrupolosamente il proprio dovere,bloccavano e impedivano i disegni di devastazione, spreco e accaparramento di risorse pubbliche da parte della “squadra”.

Appare scontato che in tale quadro non ci fosse alcuna attenzione per il centro urbano di Firenze, pesantemente impattato, né per il suo patrimonio artistico,culturale,ambientale abitativo.

Il sindaco Matteo Renzi,prossimo posiibile “Dominus” del PD,nonché candidato alla Premiership, che pure chiacchiera su tutto,in questo caso mantiene un rigoroso, quanto imbarazzato e clamoroso, silenzio. Movimenti e comitati, insieme agli studiosi dell’università che hanno analizzato il problema,chiedono invece con forza l’abbandono

definitivo di questo progetto,”inutile e dannoso”, e il ritorno ad un più agevole e meno costoso passante di superficie,di cui gli stessi tecnici hanno di recente aggiornato la proposta progettuale.Lo scenario , che Giorgio Pizziolo ed altri tecnici,hanno curato è infatti molto più conveniente dal punto di vista di tempi,costi,impatto ambientale ed efficacia della realizzazione,anche rispetto all’intero sistema di mobilità urbana e metropolitana interessato.

 2 . A questo punto ,infatti,per avviare i lavori del “passante “fiorentino,è molto più semplice e rapido,rendere definitivo il progetto nuovo di sovrattraversamento,piuttosto che tentare di proseguire l’iter,interrotto di fatto dalla magistratura, di megatunnel e grande stazione sotterranea. Almeno se si vuol rispettare il criterio di”assoluta legalità” per le operazioni a venire,dichiarato dalla stessa RFI. Come ricordato in questi giorni dall’attivissimo “Comitato No Tunnel Tav”, le, pure clamorose,illegittimità ambientali,amministrative,civili e penali già emerse nell’inchiesta, costituiscono solo una parte di un quadro di irregolarità assai più vasto,di cui chi ha studiato il progetto è ben consapevole.Tra le “magagne” che devono ancora emergere vi è, per esempio, l’assoluta mancanza di Via della megastazione sotterranea, per cui al tempo il proponente tentò di spacciare per buona altra valutazione redatta per altro progetto(circostanza ammessa successivamente dai suoi stessi legali),infrangendo le procedure di legge,nazionali e comunitarie,occultando una serie di gravi problemi di impatto e ,soprattutto,visti i verbali della conferenza dei servizi in cui si accettò la mistificazione(“Se si fa la Via, il sottoattraversamento non si fa più”dichiarò con un‘impudenza pari all’insipienza l’allora ministro delle Infrastrutture, Matteoli; suscitando entusiastiche e durature adesioni bipartisan),rendendo tutta la procedura successiva vanificabile dal basarsi su un clamoroso falso in atto pubblico. Tra le altre questioni ancora da sollevare vi è la mancanza di Nulla Osta paesaggistici, per cui si deve seguire procedura integrale, e ancora il problema irrisolto della posa delle terre di scavo/rifiuto; e infine il fondamentale dato già emerso per cui “Monna Lisa”, ovvero la fresa montata per lo scavo, è inadeguata a lavorare nel sottosuolo del centro storico fiorentino e andrebbe sostituita,nel caso si volesse proseguire con lo stesso progetto.

Provvedere correttamente a sanare o aggiustare tutti questi problemi ,a meno di non ricadere in abusivismi e illegalità,significherebbe,oltre ad un enorme esorbitare dei costi,poter avviare i lavori non prima di un anno ,se si iniziassero le pratiche immediatamente,laddove invece tutto è fermo.Quindi si aprirebbe il problema degli enormi impatti dello scavo vero e proprio,mai avviato finora,che significano effetti ecologici infinatamente maggiori dei problemi ambientali già emersi nell’inchiesta.E’ per questo che i movimenti fiorentini sostengono ciò che ormai detta il puro buon senso: l’abbandono del progetto in questione ed il ricorso alla variante di superficie.

 

3. Indagando i documenti progettuali e programmatici relativi al sottoattraversamento ed in generale al nodo fiorentino della linea AV, viene confermato che la vera scelta della governance toscana e fiorentina, era legata alla necessità di “premiare il sistema” locale con un progetto “finanziariamente all’altezza” di quanto si stava spendendo negli altri grandi nodi ferroviari nazionali ,laddove in quegli ambiti si stavano effettuando opere comportanti spese dell’ordine di diversi miliardi di euro(allora ,anni ’90, si parlava dei corrispettivi in lire).Se a Firenze fosse stato confermato il progetto di superficie ,nell’area ci sarebbe stata “un’allocazione di risorse” sensibilmente minore: un “progettino” da 350 milioni di euro.Bisognava cambiare: Firenze pretendeva il suo “vero progetto” di alta velocità!.

In questo quadro,venne formulata una prima ipotesi di sottoattraversamento con un supertunnel di 10 Km, poi ridotto a 7,5, e spostamento della stazione,distante da Santa Maria Novella,con disegno firmato da Norman Foster. Archistar che qualche tempo dopo candidamente dichiarava che a lui non era mai stato chiesto di redigere alcuno studio dell’impatto ambientale, ma si era invece insistito sugli schizzi di profili tipomorfologici; analogamente a quanto avvenuto per la stazione Tiburtina a Roma. L’intenzione della “governance multilivello” era l’allocazione su Firenze di una mole di risorse “che sarebbe stata ridistribuita alla comunità”.Chi studia il ciclo delle grandi opere-per esempio Ivan Cicconi- ha spiegato che la redistribuzione,con effetti di moltiplicatore in loco, non esiste,si avvia spesso un processo distorto,di cui il sistema finanziario e bancario è il terminale, il vero beneficiario dei vantaggi.Attualmente,con meccanismi accentuati prima dalla finanziarizzazione anche del comparto,quindi dalla crisi economica,tale soggetto,infatti, non è costituito nemmeno più da chi realizza le opere, bensì da chi vende i soldi(e spesso costruisce impalcature finanziarie ardite sugli interessi derivati).

 

4. Tale logica “di esasperazione della ricerca di effetti di moltiplicatore dei lavori pubblici” , sebbene assurda e irrazionale dal punto di vista di qualsiasi tipo di razionalità tecnica, sociale o economica, ed anche politica, era già discutibile,non certo condivisibile, negli anni ’90, pure se si interpretava quella crisi come contingente. Ma allorché,di recente, si è invece profilata una crisi economico-finanziaria di tipo strutturale e di dimensioni ingenti,con problemi gravi di mancanza assoluta di risorse , continuare a proseguire sulla stessa logica è apparso operazione pesantissima, inaccettabile,destabilizzante per il sistema socio-economico. Eppure noi abbiamo una governance che si conferma pervicacemente assolutamente prigioniera dei sistemi di interessi costruiti in tale quadro.

Troviamo così decisori che ricoprono ruoli istituzionali pure di primo piano insistere su progetti e programmi oltre ogni comprensibile soglia di ragionevolezza,trasformarsi in “ultras” di quel programma, rifiutandosi spesso di considerare macroscopici problemi di rischi e impatti ambientali, sociali, economici o territoriali. Ci si spinge finanche a favorire procedure illegittime, in quanto carenti o mancanti di elementi o passaggi importanti, che rendono” l’operazione spesso chiaramente illegale, abusiva”. Esattamente quanto è avvenuto a Firenze.

* Università di Firenze