Di Tariq sappiamo poco: vive nei palazzoni della periferia di una grande città dove non c’è la luce elettrica e l’unico modo di caricare il cellulare è a scuola o al bar. Ma la scuola per lui, protagonista del nuovo libro di Alice Keller edito da Camelozampa il cui titolo è proprio Tariq (pp. 81, euro 10.90), è un mondo a parte. Lui è tra i pochi del quartiere ad andare alle superiori, addirittura al liceo linguistico. Sgrana il cous cous con la sorella che lavora sempre, il padre non c’è mai e fa i doppi turni al mangimificio, ha un fratello piccolo nato prematuro a cui la mamma si dedica totalmente e un fratello grande, ubriacone, che lo picchia: un ragazzo con un futuro da marginale come tutti gli amici che ha e come il quartiere in cui vive. Un luogo che è anche un destino.

NEI PALAZZONI c’è anche Alì che da quando è stato sfrattato sta con la famiglia dietro le tende nell’angolo del pianerottolo: anche sua figlia, Jasmine, va al liceo, è incinta e perderà l’anno ma lei è brava, molto brava, in biologia. Sbirciando non visto tra le tende Tariq la osserva: «Jasmine sta dormendo – scrive Keller – Stesa sulla brandina mezza sfondata, con una mano si tiene la pancia più grande di lei». È un osservare muto quello di Tariq, a lui le parole sembrano sempre rimanere tutte dentro eppure all’interno di quei palazzoni senza luce e senza riscaldamento, tra i copertoni bruciati per scaldarsi, tra la piccola criminalità e il campo giochi fatto con le macchine scassate e le vecchie lavatrici c’è qualcuno che prova a sottrarsi a un destino già scritto.

Di Tariq si sa che a volte pensa di fare del male alla professoressa: in realtà «non ci avrei mai pensato. E forse non ci penserei mai, ma quella possibilità nei tuoi occhi mi fa sentire forte. Pazzo. Come se mi si innescasse una molla. Vortico, vortico, vortico e mi si spengono anche i pensieri. Non ho nulla da perdere». Eppure, in qualche antro nascosto e profondo di sé, Tariq sa che, dietro quei mulinelli che lo prendono e gli tolgono il respiro e la capacità di pensare, di lui resta qualcosa che ha voglia di vivere e di provare a farcela. Anche a scuola, anche dopo la minaccia della sospensione, anche quando gli fanno pulire i banchi per punizione dopo uno degli ennesimi guai che ha combinato.

I GIORNI che lo separano dal consiglio di classe che ne deciderà la sorte sono giorni sospesi, di corse forsennate fino a farsi bruciare i muscoli e schiarirsi la testa, di ore buttate nel suo gelido rifugio tra delle vecchie latte. Nelle nostre scuole e nei palazzoni delle nostre città ci sono tanti ragazzi e ragazze che vorticano, vorticano, vorticano in una lingua asciutta e precisa come quella di Keller. Ci provano nonostante tutto e nonostante li si voglia confinare in quei palazzi e in quei destini. Ma Tariq racconta, in caratteri ad alta leggibilità anche per chi è dislessico, che uno spiraglio è sempre possibile.

Tariq nasce dalla penna di Alice Keller – scrittrice bolognese e libraia a Ravenna – che, dopo un periodo trascorso tra il teatro e la musica, ha pubblicato vari volumi. Tra gli altri, per Sinnos, in duo con Veronica Truttero, Hai preso tutto?, Di becco in becco, Controcorrente e con Camelozampa editore nel 2017, Nella pancia della balena finalista al premio Andersen.