Lavoro

Taranto si ferma per la morte di un operaio dell’Ilva

Taranto si ferma per la morte  di un operaio dell’IlvaL’intervento dei vigili del fuoco sul luogo dell’incidente mortale all’Ilva di Taranto – Ansa

Morti bianche La vittima, Angelo Raffaele Fuggiano, aveva 27 anni. E il settimo incidente mortale dal luglio del 2012

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 18 maggio 2018

L’Ilva di Taranto torna nuovamente agli onori della cronaca per la settima morte bianca dal luglio 2012, quando furono sequestrati gli impianti dell’area a caldo nell’inchiesta per disastro ambientale. A perdere la vita ieri mattina presso il IV sporgente del porto di Taranto in concessione all’Ilva, è stato un operaio di 27 anni della ditta Ferplast dell’appalto, Angelo Raffaele Fuggiano, padre di due bambini. Il lavoratore era intento a svolgere le operazioni di sostituzione periodica dei cavi di manovra delle gru, che vengono utilizzate per le attività di carico e scarico del minerale dalle navi ormeggiate al porto. All’improvviso un cavo che stava venendo riavvolto, per cause ancora in via di accertamento, si è staccato dal braccio della gru, colpendo alle spalle l’operaio che in quel momento era all’interno della sala motore, causandone quasi immediatamente il decesso. L’impatto è stato violentissimo: la carrucola che ha colpito il giovane operaio, gli ha spaccato la cassa toracica.

I SOCCORSI, che sono durati diverse ore vista la difficoltà per raggiungere e operare nella cabina motore della gru, hanno potuto fare ben poco. La procura di Taranto ha aperto subito un’indagine, disponendo l’autopsia e il sequestro della gru denominata «Dm6» sulla quale il lavoratore stava operando. Le indagini di Polizia giudiziaria sono state invece affidate alla Capitaneria di porto e allo Spesal.

IMMEDIATA LA REAZIONE dei sindacati, da ieri in assemblea con i lavoratori per discutere della vertenza con l’acquirente ArcelorMittal, che hanno proclamato uno sciopero di 24 ore che si concluderà oggi alle 15. «È l’ennesimo inaccettabile episodio – affermano Fim, Fiom, Uilm e Usb – ci sono stati molti scioperi (ultimo il 30 aprile) per denunciare le condizioni di sicurezza carenti, generate anche da una serie di mancanze organizzative, assenza di investimenti e manutenzioni. Non è più rinviabile una seria discussione sull’intero sistema degli appalti che vengono ancor più aggravate dallo stallo della trattativa Ilva in cui uno dei punti delle nostre rivendicazioni è l’avvio di un vero e proprio codice degli appalti». Quest’oggi si fermeranno anche i portuali: Filt Cgil, Fit Cisl e Uil hanno proclamato il fermo contemporaneo in tutti i porti con suono delle sirene per 5 minuti.

Durante la mattinata ci sono stati momenti di tensione con l’azienda, quando Ilva ha convocato i sindacati per chiedere un rinvio della protesta, onde evitare problemi di sicurezza agli altiforni e alle acciaierie in vista dell’assenza del personale: visto il rifiuto delle Rsu, l’azienda ha disposto che delle operazioni se ne occupassero capi turno e capi squadra. La lunga giornata si è poi conclusa con un vertice pomeridiano in Prefettura, al quale oltre a Cgil, Cisl e Uil, alle sigle metalmeccaniche Fim, Fiom, Uilm e Usb, ai rappresentanti di altre categorie e Confindustria, hanno partecipato il sindaco di Rinaldo Melucci e il governatore Michele Emiliano. La richiesta al Prefetto, da parte di tutti i partecipanti al tavolo, è stata quella di avviare quanto prima una verifica delle condizioni di sicurezza degli impianti dell’Ilva.

L’INCIDENTE MORTALE di ieri, l’ultimo si era verificato nel settembre del 2016 quando perse la vita l’operaio Giacomo Campo, travolto da un rullo mentre puliva il nastro trasportatore dell’altoforno 4, è avvenuto all’indomani del primo incontro a Roma tra sindacati e ArcelorMittal, senza la mediazione del governo, all’interno della lunga vertenza sul futuro dell’azienda. E soprattutto mentre Lega e M5s, nel contratto scritto in vista della formazione del prossimo governo, sul futuro dell’Ilva si impegnano «dopo più 30 anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, a tutela della salute dei cittadini, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale attraverso un programma di riconversione economica basato sulla chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessaria la bonifica, sullo sviluppo della green economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare»: dicitura che però lascia aperti molti punti interrogativi e non chiarisce quale sia l’effettiva posizione su una vicenda così complessa.

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