Quando a Taranto si apre il ponte girevole il traffico si blocca e tutti sanno che sta passando una nave militare diretta all’arsenale vecchio. Spesso le persone si avvicinano per scattare fotografie o salutare gli equipaggi. Mercoledì scorso, invece, all’arrivo della fregata da guerra «Carabiniere» una trentina di manifestanti hanno gridato: «Assassini», «Vergogna» e anche qualcosa di peggio.

Davanti ai venti marinai schierati sull’attenti sul ponte della nave, rivolti metà da un lato e metà dall’altro, sono stati srotolati quattro striscioni. Dicevano: «Contro tutte le guerre. Contro lo stato d’emergenza. Fuori la Nato da Taranto», «Le guerre degli imperi le pagano sempre i popoli. No Nato, no Putin», «Taranto non è una città di guerra. Lavoro! No spese militari», «Non una base, non un soldato per la guerra imperialista». Intanto in mare alcune imbarcazioni di pescatori sfilavano esponendo striscioni di protesta. Su un barchino blu immortalato da una fotografia era scritto: «La guerra la stiamo già pagando. Chi con la vita, chi con la fame. No Nato, no Putin».

Sarebbero stati anche lanciati dei sassi. In un video pubblicato su Facebook si vede qualcosa che cade in acqua tra la balaustra dei manifestanti e la nave, ma dalle immagini è impossibile capire di che si tratti. La digos sta indagando per identificare i partecipanti. Tra i reati ipotizzati ci sarebbero manifestazione non autorizzata e vilipendio delle forze armate. La contestazione ha ricevuto una condanna politica trasversale. «Preoccupa la violenza di cui è stata fatta bersaglio la nave “Carabiniere” al rientro nel porto di Taranto», ha commentato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd). Il titolare degli Esteri Luigi Di Maio (5S) ha espresso «massima vicinanza al personale della nave e a tutto quello della marina militare». Dure prese di posizione anche da rappresentanti cittadini e nazionali di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, +Europa, Pd e 5 Stelle.

Toni e forme della contestazione non sono piaciuti a quei tarantini che hanno espresso giudizi negativi sui social network. Al di là del singolo episodio, comunque, in città esiste un malcontento diffuso per l’ampliamento della Chiapparo, la base navale Nato. Il progetto è stato approvato a luglio 2020, durante l’esecutivo Pd-5S, dal Comitato interministeriale della programmazione economica presieduto da Giuseppe Conte. Prevede una spesa di 203 milioni di euro: 191 per lavori di allargamento e 12 per riqualificazione. L’intervento è stato presentato come uno strumento per la riconversione economica e sociale dell’area jonica. Secondo i critici, però, si tratta di un’ulteriore stretta della città nella morsa industriale e militare. «L’investimento non nasce per venire incontro ai bisogni di Taranto, ma per le esigenze militari strategiche della Nato», ha scritto su il manifesto Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.