Tutte le realtà associative di Taranto si sono espresse contro il testo del decreto ribattezzato «salva Ilva bis». E hanno potuto manifestare il loro dissenso martedì mattina, in occasione della venuta a Taranto di una delegazione della commissione Industria del Senato, che ha ricevuto le associazioni tarantine, per ascoltare le loro rimostranze in merito alla vicenda Ilva. Il comitato «Cittadini liberi e pensanti», aveva già protestato nella mattinata all’esterno dell’Ilva, mostrando una mail interna dell’azienda, nella quale si avvertiva dell’arrivo dei senatori e si invitava a rispettare determinate regole. «Disposizioni che in realtà dovrebbero essere applicate tutti i giorni nel rispetto delle pratiche operative degli impianti», hanno dichiarato gli operai Ilva che aderiscono al comitato. Gli operai segnalano inoltre che molti lavoratori sotto contratto di solidarietà sono stati richiamati a lavoro e addirittura in prestazione lavorativa straordinaria per espletare le azioni specificate nella mail di cui sopra. Poco dopo, durante l’audizione in Prefettura, i «liberi e pensanti» hanno ribadito di non «sentirsi rappresentati né dalle istituzioni centrali, perché non difendono il diritto alla salute dei cittadini, né da quelle locali che continuano a calare decisioni dall’alto atte unicamente a tutelare la produzione dell’Ilva». Presenti all’audizione anche Peacelink e Fondo Antiodiossina Taranto, che hanno ribadito il sostegno alla magistratura tarantina. E dopo aver «donato» ai senatori un sacchetto contenente la polvere dei parchi minerali raccolta in un’abitazione dei Tamburi che «presenta un rischio di mortalità 2,2 volte superiori alle altre diffuse in altri siti d’Italia», hanno posto l’accento sulla Mater Gratiae, una delle più grandi discariche all’interno dell’aria industriale che, pur non avendo i requisiti per svolgere tale attività continua la gestione dei rifiuti in modo inappropriato. Presente anche Legambiente, che ha contestato il testo del decreto legge 61, che «rischia di diventare la pietra tombale del risanamento degli impianti se non verrà profondamente emendato. Nel documento in discussione si conferma ancora una volta, infatti, l’uso di particolare solerzia e sensibilità per i provvedimenti che garantiscono l’azienda e la produzione mentre si posticipano, se non si omettono del tutto, le attività a difesa della salute e dell’ambiente». Il Wwf ha invece illustrato due possibilità per mantenere in vita l’Ilva, pur privandola dell’area a caldo. O attraverso la sostituzione degli altiforni con i forni elettrici «Finex», oppure internazionalizzando la produzione. Infine il comitato Legamjonici, che ha ribadito ancora una volta la sua contrarietà al rilascio dell’Aia, «ritenendo l’azienda Ilva priva dei requisiti necessari per produrre garantendo la tutela della salute e dell’ambiente».