Alla fine ci sono arrivate. Le istituzioni del pallone italiano, in primis la Figc, hanno constatato, dopo vari e surreali episodi, che il protocollo sanitario approvato lo scorso giugno per il calcio, con la curva dei contagi in ribasso, andava rivisto. Positivi, tamponi, la famosa bolla. Dal via al campionato, a settembre, si sono moltiplicati mini focolai nelle squadre, casi come il Genoa con 22 positivi ma in campo con il Napoli che ha rischiato di innescare centinaia di contagi. Sino alla cronaca più recente, ai positivi-negativi-positivi della Lazio, con atleti schierati in campionati, esclusi nelle Coppe, poi di nuovo in campo in campionato.

Dunque, si dovrebbe cambiare tra qualche giorno. Dalle anticipazioni fornite dai quotidiani sportivi, si parte dalla bolla, che ha visto il Napoli come apripista a seguito della gara non giocata con la Juventus che per ora costa ai campani la sconfitta a tavolino e un punto di penalizzazione. In caso di positività, anche solo di un elemento, l’intero gruppo squadra dovrà infatti rimanere isolato in un unico posto (centro sportivo, un albergo o una struttura specifica). Nessuna deroga per evitare contatti coi familiari e quindi nuovi contagi, altrimenti pioveranno multe salate. Mentre sui tamponi, si dovrebbe stabilire che una sola struttura sarà abilitata ad analizzare i test degli atleti, con ogni probabilità la Synlab, già utilizzata dalla Uefa.

Infine, il tavolo più complesso: trovare un’intesa sull’uniformità di provvedimenti tra le Asl regionali e anche sui permessi ai calciatori per raggiungere le nazionali. Su questo punto, discussione è aperta. Certo, è un passo in avanti. Ma resta il punto più nero: la norma, mutuata dalla Uefa con il virus silenziato, sulle partite da giocare anche solo con 13 tesserati, compreso un portiere.