Situata nella prefettura di Hyogo a circa una cinquantina di chilometri dall’antica capitale Kyoto, Takarazuka è una piccola cittadina giapponese famosa almeno per due motivi. Il primo è che nel 1928 vi nacque Osamu Tezuka, il cosiddetto dio del manga, «padre» spirituale e non solo, dello sviluppo ed espansione del fumetto e dell’animazione nipponica durante il periodo post bellico. Il secondo, quello che a noi qui più interessa, è che all’inizio del secolo scorso a Takarazuka nasce un teatro di rivista molto particolare. L’imprenditore Ichizo Kobayashi, fondatore della compagnia ferroviaria Hankyu, dopo aver costruito nella città una stazione di bagni termali, conseguenza probabilmente dell’edificazione della nuova stazione ferroviaria – e qui si potrebbe aprire una lunga parentesi sull’influenza e l’importanza urbanistico-economica delle linee ferroviarie giapponesi, ma non è questa l’occasione più adatta – decide di creare qualcosa che funzioni da intrattenimento per i visitarori che si recano alle terme.

 

 

 

 

Nel 1913 viene fondato così il Takarazuka kagekidan, un gruppo specializzato in spettacoli di rivista con la particolare caratteristica che tutti i membri sono donne, tutti i ruoli, anche quelli maschili quindi, sono interpretati da attrici, un po’ il negativo di ciò che accade nel teatro kabuki dove sono gli uomini a interpretare ruoli femminili. E proprio l’opposizione al kabuki, spesso considerato d’èlite e di difficile fruizione sembra esser stata una delle molle che hanno attivato e motivato Kobayashi.

 

 

Nel periodo pre bellico gli spettacoli musicali che più hanno successo sono quelli di ambientazione occidentale, anche se il gruppo mette in scena allo stesso tempo storie derivate dalla letteratura e dalla tradizione giapponese, e succede un po’ lo stesso anche dopo il secondo conflitto mondiale, è del 1974 infatti uno dei più grandi successi del gruppo, La Rosa di Versailles, ovvero la trasposizione in teatro del famosissimo shojo manga omonimo di Riyoko Ikeda, poi diventato anche serie animata, Lady Oscar. Come chi è cresciuto a pane e cartoni animati durante gli anni ottanta ricorderà, la protagonista della storia è Oscar una ragazza «costretta» a spacciarsi per ragazzo, il padre avrebbe voluto avere un figlio maschio, che nel corso della storia finisce per diventare comandante delle guardie di corte e le cui vicende si intrecceranno con la Rivoluzione Francese.

 

 

Androginia ed identità (sessuali) fluttuanti sono tematiche che si sposano perfettamente all’estetica del Takarazuka gekidan, sono zone cioè esplorate dal gruppo in ogni sua rappresentazione, non in modo libertario e conscio però, ma più per forza di cose, anche quando cioè la storia non tocca esplicitamente questi temi.
Il gruppo di rivista nel suo secolo di vita ha così fortemente impattato le politiche dell’immaginario che non appare affatto una sorpresa la notizia che la città di Takarazuka dallo scorso mercoledì primo giugno abbia deciso di emettere un certificato che riconosce alle coppie dello stesso sesso lo stesso valore del matrimonio eterosessuale. Una mossa che va a toccare, cercando di proteggere, le minoranze sessuali dell’arcipelago e la comunità LGBT, in un paese dove il matrimonio fra lo stesso sesso è illegale e dove spesso queste coppie sono vittime di ostracismo quando non di discriminazione. In tutto l’arcipelago le municipalità che hanno deciso di parificare le unioni civili fra persone dello stesso sesso sono, oltre a Takarazuka, solamente tre, Shibuya e Setagaya a Tokyo e Iga nella prefettura di Mie.