Come ho saputo dei tagli nella foresta di Marganai? Dalla radio. Era l’agosto del 2015 e in macchina andavo verso l’aeroporto di Napoli per salire sul volo che mi avrebbe portato a Cagliari, sede del mio nuovo incarico di soprintendente ai Beni culturali e ambientali della Sardegna meridionale. Ascoltavo la rassegna stampa di Radio 24 e ho sentito che si parlava di un servizio in cui Gian Antonio Stella, sul Corriere della sera, scriveva del disboscamento di uno dei paradisi naturali della Sardegna. Stella presentava il fatto come un attentato grave all’integrità della foresta, che è un vero e proprio monumento naturalistico».

Così racconta Fausto Martino. Funzionario dei Beni culturali, architetto, 65 anni, Martino da pochi mesi è in pensione. Al suo posto a Cagliari è stata nominata Maura Picciau, anche lei funzionaria del ministero, sarda ed ex soprintendente a Sassari prima di passare, a Nuoro, alla direzione dell’Istituto superiore etnografico, dal quale si è dimessa alcuni mesi fa. Martino è stato per dieci anni assessore comunale all’Urbanistica a Salerno, prima nelle due giunte guidate da Vincenzo De Luca e poi in quella guidata da Mario De Biase. Si dimise nel novembre 2003 dalla carica per contrasti con l’allora deputato Ds De Luca su alcune varianti urbanistiche. «Da allora – ha scritto di lui il Corriere del Mezzogiorno il 12 agosto del 2015, dando notizia del suo trasferimento in Sardegna – Martino è stato una delle voci più critiche sul processo di cementificazione di Salerno. Per questo suo ruolo “scomodo” è stato oggetto alcuni anni fa di una vera e propria diffida del Comune di Salerno al ministero dei Beni culturali, in cui veniva chiesto di aprire nei suoi confronti un provvedimento disciplinare». In questa intervista Martino spiega come si è mosso nella vicenda del Marganai.

Dopo aver saputo dei tagli al bosco dalla radio, che cosa ha fatto?

Ho assunto informazioni dal mio ufficio. In particolare ho chiesto se per il disboscamento era stata presentata alla Soprintendenza, da parte della Regione e dell’ente gestore del Marganai, che si chiama Forestas, la necessaria richiesta di autorizzazione paesaggistica. E ho verificato che non c’era stata alcuna richiesta. Allora ho emesso un provvedimento amministrativo di blocco dei tagli.

In base a quali norme?

Esiste un doppio quadro normativo di riferimento. Da una parte c’è la legge Galasso del 1985. Dall’altro la legge sulla Protezione delle bellezze naturali del 1939, poi recepita dal Codice dei beni culturali e del paesaggio noto come Codice Urbani, emanato con un decreto legislativo del gennaio del 2004. Con un criterio che fondamentalmente è quello della bellezza, la legge del 1939 consente di vincolare i beni naturali che abbiano i requisiti richiesti attraverso singoli provvedimenti emanati in via amministrativa che rendono tassativo l’obbligo di autorizzazione paesaggistica. La Galasso, invece, stabilisce ope legis criteri di tutela indipendenti dalla bellezza. La filosofia della Galasso è: vincoliamo beni naturalistici e paesaggio in linea generale e astratta e in deroga consentiamo una serie di interventi anche in assenza di autorizzazione paesaggistica. E siccome tra le opere che la Galasso affranca dall’obbligo di autorizzazione ci sono i tagli colturali dei boschi, è su questo punto si è giocato il confronto tra la Soprintendenza e la Regione Sardegna.

In che termini?

Forestas e la Regione sostenevano che i tagli nel Marganai erano colturali, fatti cioè per la salute del bosco, e quindi esclusi, a termini di legge Galasso, dall’obbligo di autorizzazione paesaggistica. Ma il punto non era tanto la natura del disboscamento. Il dato decisivo, dal punto di vista normativo, è che sul bosco del Marganai esiste un vincolo assoluto, senza eccezione alcuna rispetto all’obbligo di autorizzazione paesaggistica, stabilito dal ministero dei Beni culturali con un decreto amministrativo del 13 febbraio del 1978 emanato in forza delle norme fissate dalla legge del 1939 sulla Protezione delle bellezze naturali. Nella motivazione si legge: «Si riscontrano nel complesso boschivo tutti gli aspetti di vegetazione presenti in Sardegna, anche se l’uomo, con i suoi interventi, non sempre razionali, ne ha in parte modificato la fisionomia. Interventi che danno precise indicazioni per una riconquista dell’equilibrio originario». Il vincolo amministrativo nasce a presidio dell’integrità assoluta del bosco.

Ed è sulla base della sussistenza dei vincoli stabiliti dal provvedimento del 1978 che la magistratura ha dato ragione alla Soprintendenza?

Esattamente. Ammesso e non concesso che i tagli fossero colturali, le norme fissate dalla legge del 1939, e quindi dal Codice Urbani del 2004, prescrivono come obbligatoria l’autorizzazione paesaggistica. Se si taglia senza quella autorizzazione, si commette un reato.