Ci sono centinaia di migliaia di giovani che attendono ogni estate l’insediamento della Libera Repubblica dello Sziget Festival nella piccola isola di Obuda. Una landa di terra, 1 km x 3, che ogni dodici mesi accoglie il ricco programma di uno dei più importanti festival musicali europei. L’isola si appoggia sul letto del Danubio alla periferia di Budapest.

Dire che cosa sia non è poi così semplice, perché sono tante le arti e le musiche che vi trovano casa per una decina di giorni (è partito ieri e si andrà avanti fino al 18 agosto). Il rock è una porzione importante della programmazione, ma non c’è solo quello. World Music, elettronica, blues, folk, pop, reggae, jazz, perfino musica classica hanno trovato negli anni scorsi e trovano anche nella nuova edizione uno spazio nella grande utopia festivaliera chiamata Sziget.

Una trentina di palchi e molti altri stage che accolgono street theatre, cinema, video, installazioni e mostre d’arte, corsi, workshop, decine di installazioni da luna park e naturalmente tanta musica. Gli headliner chiamati dagli organizzatori rispondono ai nomi di Queens of the Stone Age, Prodigy, Placebo, Blink-182, Korn, Lily Allen, Bastille, Imagine Dragons, Madness, Jake Bugg, Die Fantastischen Vier, Ska-P, Bombay, Kelis…i sold out da questo punto di vista sono assicurati e alcuni sono stati già celebrati…

Ma la parte più divertente di questa curiosa Woodstock sul Danubio è di caracollare tra i cosiddetti palchi minori (che poi minori non sono: si parla comunque di stage che possono accogliere migliaia di astanti…), un reticolo di tende, arene, auditorum naturali e dove si esibiranno – e sare sarebbe bene non farseli sfuggire – gente come Bicycle Club, Tom Odell, Klaxons, Michael Kiwanuka, Mount Kimbie, Triggerfinger, Anti-Flag, Fink, The Big Pink, Leningrad, The Bloody Beetroots, Jagwar Ma, Girls in Hawaii, Starlight Girls, Band of Skulls.

Pregevole, al solito, anche la porzione di palinsesto dedicata alla world music: Rupa & The April Fishes, Bassekou Kouyate & Ngoni Ba, Yasmine Hamdan, Canzoniere Grecanico Salentino, Besh O Drom, Terakaft, Fanfarai, Winston Mcanuff & Fixi, Söndörgo, Kobo Town.
Dopo una serie di passaggi sempre più consistenti negli scorsi anni (Verdena, Teatro degli Orrori, Roy Paci, Subsonica, Jovanotti, Linea 77, Ministri tra gli altri) anche la pattuglia italiana, grazie allo sforzo di Puglia Sounds ma non solo, ha infine conquistato una sua collocazione degna e valorizzante.

Perché è chiaro che un festival come questo, il primo per numero di spettatori e uno dei più grandi per estensione e allestimenti, costituisce inevitabilmente anche un’ideale trampolino di lancio per altre eventuali avventure in ambito europeo. Proprio nell’Europe Stage sono stati convocati Salmo, Caparezza, Diodato, Aucan e Rumatera. Uno spazio nel quale si confrontano con una trentina di altre band continentali e che dovrebbe finalmente scongiurare il triste spettacolo per cui gli italiani all’estero li ascoltano solo gli italiani.