Cominciò tutto con il VaffaDay: Beppe Grillo che leggeva dal palco di Bologna l’elenco dei parlamentari con precedenti penali (mettendo in un unico calderone, tra i tanti, Marcello Dell’Utri di Forza Italia e Daniele Farina del Leoncavallo) e la gente che li mandava a quel paese. Ieri quella storia si è rotta con Luigi Di Maio che scrive al Foglio per dire: «Una cosa è la legittima richiesta politica, altro è l’imbarbarimento del dibattito associato ai temi giudiziari».

IL MINISTRO degli esteri ed ex capo politico del Movimento 5 Stelle scrive al Foglio per chiedere scusa all’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, assolto mercoledì scorso in appello al processo per la presunta turbativa d’asta su un bando per la gestione delle piscine comunali, accusa che aveva portato al suo arresto. I fatti risalgono a cinque anni fa, anche allora ci si trovava in campagna elettorale per il voto in città come Roma, Bologna, Torino, Napoli e Milano. «Anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima – recita il mea culpa di Di Maio – Sul caso Uggetti fu lanciata una campagna social molto dura a cui si aggiunse il presidio in piazza, con tanto di accuse alla giunta di ‘nascondere altre irregolarità». Uggetti accetta le scuse: «Mi hanno fatto sicuramente piacere. Spero e credo che siano sincere e voglio auspicare che facciano parte di un percorso e di un processo di maturazione dei 5 Stelle». Per l’ex sindaco di Lodi, nel M5S «hanno capito che la gestione della cosa pubblica nelle amministrazioni purtroppo espone i sindaci e gli amministratori a una quantità di rischi non correlata e proporzionata a una dimensione di equilibrio».

DI MAIO HA IL POLSO di quello che accade tra i suoi. Sa che ormai da tre giorni diversi parlamentari del M5S si interrogano sull’assoluzione di Uggetti e lamentano le speculazioni sulle vicende giudiziarie a carico di Virginia Raggi, che sempre mercoledì scorso è uscita definitivamente dal processo sulle nomine per la rinuncia della procura di Roma. Nelle stesse ore, peraltro, i 5 Stelle incontravano la ministra della giustizia Marta Cartabia. I tempi sembrano maturi, tanto più che ormai da qualche giorno Giuseppe Conte è uscito dai radar degli eletti, dopo qualche incursione in riunioni e caminetti che lasciavano presagire un suo impegno in prima linea, seppure in mancanza dell’investitura formale a causa delle beghe legali del M5S. Il leader in pectore prende atto della svolta impressa da Di Maio, quasi rivendicandone la primogenitura: «Ho inserito il primato della persona e della sua dignità nella Carta dei principi e dei valori del neo-Movimento 5 Stelle, a cui ho lavorato nelle scorse settimane. Al centro del nuovo corso c’è il rispetto della persona e dei suoi diritti fondamentali, che nessuna ragione di Stato o di partito possono calpestare».

MA CHI METTE il dito nella piaga è il sottosegretario alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri, considerato vicino a Di Maio. «Luigi dimostra di avere la stoffa di un leader perché interviene su un tema spinoso e chiede scusa – spiega – Da sempre sono stato molto aperto, non mi sono mai iscritto ai forcaioli. Il M5S ha cavalcato le questioni giudiziarie e contribuito a creare un clima ostile a persone risultate innocenti». Poi il messaggio a Conte: «Dovrebbe velocizzare questo processo e deve farlo in fretta, le persone all’interno del M5S si stanno interrogando, candidati che non sanno dove andare. Dobbiamo abbandonare alcune stupidaggini del passato». La linea prevalente tra i parlamentari viene sintetizzata da Stefano Buffagni: «Ci scusiamo per gli attacchi sproporzionati, ma c’era stata un’indagine, delle denunce e un arresto. Il M5S deve avere maggior equilibrio ma continuare a tenere l’asticella dell’onestà altissima».

I TONI SONO DIVERSI tra fuoriusciti ed espulsi. «Uggetti assolto? Sono contento per lui, evidentemente i tre gradi di giudizio funzionano», dice gelido Alessandro Di Battista. E il presidente della commissione antimafia Nicola Morra si dissocia: «Luigi Di Maio chiederà anche scusa ma io la penso diversamente. Di Maio ha fatto diversi errori tra cui questo. Il M5S doveva avanzare proposte per moralizzare il quadro pubblico, ad esempio sul codice degli appalti».