Venticinque svastiche tra Pontestazzemese e Terrinca, sulla strada provinciale che porta verso Sant’Anna, teatro di uno degli eccidi più cruenti della Seconda Guerra Mondiale, quando 560 civili – per lo più donne, bambini e anziani – vennero rastrellati dalle Ss e poi giustiziati a colpi di mitra o smembrati dalle bombe a mano. Era il 12 agosto del 1944 e, a 69 anni di distanza, le ferite sono ancora aperte: da una parte chi non può fare a meno di ricordare, dall’altra chi vorrebbe dimenticare e mette una croce uncinata (anzi, venticinque) sulla Storia.
Se l’autore delle scritte – stando a quanto dichiara il sindaco di Sant’Anna, Michele Sillicani – è stato individuato e non sarebbe un abitante del posto, ma della vicina piana versiliana, a Pietrasanta, va detto che sono stati proprio gli abitanti di Stazzema ad allertare prima i vigili urbani e poi i carabinieri. L’autore sarebbe un uomo solo, un nostalgico, con le idee anche un po’ confuse: alcune svastiche, infatti, sono state disegnate al contrario.
La vicenda dell’eccidio di Sant’Anna, tra l’altro, è stata anche al centro di un lunghissimo processo cominciato con le indagini del procuratore militare di Roma Antonio Intelisano nel 1994 e poi proseguito al tribunale di La Spezia, che nel 2005 condannò all’ergastolo dieci tra ex ufficiali e sottufficiali dell’esercito tedesco. Per tre di questi soldati (Gerhard Sommer, Georg Rauch e Karl Groper) la pena fu confermata anche in Cassazione, un paio di anni dopo. L’ultimo atto risale all’ottobre dell’anno scorso, con la procura di Stoccarda che ha archiviato l’inchiesta sulla strage.
Sulla questione delle svastiche, comunque, sono arrivate parole di condanna un po’ da ogni angolo della geografia istituzionale. «Nella ricorrenza dell’eccidio di Sant’Anna – ha scritto il presidente del senato Piero Grasso al sindaco Sillicani – intendo unirmi idealmente alla vostra comunità, al ricordo delle tante vittime, dei bambini, delle donne e degli anziani barbaramente trucidati dalle truppe nazifasciste». Parole durissime, invece, quelle utilizzate dal governatore regionale Enrico Rossi: «Queste svastiche sono un’offesa non solo alle 560 vittime di Sant’Anna, ma a tutti i cittadini italiani, che non possono che avere come riferimento i valori della democrazia e del rispetto della vita, contro ogni revisionismo e contro ogni apologia del nazifascismo». Il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, dal canto suo, ha annunciato di essere intenzionata a portare gli studenti sui luoghi dell’eccidio.