Appena venti giorni fa era stato inaugurato il “Percorso della legalità”, un sentiero interno all’azienda agricola del senese per ricordare quello che sul fronte della cultura dell’antimafia ha fatto e fa la Regione Toscana. Invece ora a Suvignano, fra Monteroni d’Arbia e Murlo, si contano i danni (da una prima stima almeno 800mila euro) provocati da un furioso incendio che nella notte ha distrutto un capannone di circa 2.000 metri quadri, con all’interno anche un trattore, un rimorchio e un pick-up. Tra le fiamme sono andate in fumo anche 1.450 rotoballe di fieno, e almeno 250 quintali di semi di erba medica, trifoglio alessandrino e granaglie. Il timore di Vittorio Bugli, assessore toscano alla cultura della legalità, è che non si sia trattato di una fatalità: “Appena saputo sono venuto qui. Guai se questo episodio fosse avvenuto per contrastare la nostra attività per ridare una nuova vita alla tenuta che ci è stata affidata dopo la confisca alla mafia. E ci sono degli elementi per ritenere che si tratti di azioni dolose. Non c’è una conferma tecnica e scientifica ma, dopo le prime valutazioni, mi è stato detto che esiste la possibilità di un incendio doloso”,
Lo stesso Bugli ha poi puntualizzato che è ancora presto per arrivare a conclusioni definitive sulla natura dell’incendio, e che a Suvignano non sono mai arrivate minacce che facciano pensare ad una vendetta. “Comunque seguiremo il lavoro dei carabinieri, dei vigili del fuoco e della magistratura”. La procura di Siena ha infatti aperto subito una inchiesta sull’incendio, divampato circa alle tre del mattino, mentre i tanti ospiti dell’agriturismo collegato a una tenuta di ben 640 ettari stavano riposando. Alla conferenza stampa di Bugli ha preso parte anche Marco Locatelli, direttore di Ente Terre, il soggetto cui la Regione Toscana ha assegnato la gestione della fattoria confiscata alla mafia due anni fa, dopo molti anni di processi e di burocrazia, visto che la tenuta fu confiscata al boss Vincenzo Piazza per la prima volta nel 1983, ma in via definitiva solo nel 2007.
“Esprimiamo grande rincrescimento per il terribile incendio che questa notte ha colpito la tenuta di Suvignano – hanno fatto sapere Arci e Libera Toscana con un comunicato congiunto – prospettando un danno dalle dimensioni davvero preoccupanti. In questo momento riteniamo sia fondamentale affidarsi alle indagini per poter accertare rapidamente le cause dell’incendio. Come abbiamo sempre sostenuto, non possiamo lasciarsi prendere dall’irrazionalità ma neppure abbassare la guardia. Suvignano è un simbolo importantissimo per la lotta alla criminalità organizzata, sia perché è l’immagine tangibile della vulnerabilità del nostro territorio, una vulnerabilità che ci deve spronare a tenere sempre gli occhi ben aperti, sia perché è anche l’emblema concreto di come la collaborazione fra associazioni, società civile e istituzioni possa raggiungere obiettivi cruciali e persistenti attraverso la rigenerazione e il riutilizzo dei beni confiscati”.
Anche Enrico Rossi ha fatto sentire la sua voce: “Si tratta di un bene confiscato che negli anni è stato convertito in una significativa attività produttiva. In attesa che le indagini appurino cosa è effettivamente successo, è comunque possibile affermare che la Regione continuerà ad impegnarsi perché Suvignano continui a essere ciò che è stato deciso che sia, una realtà di lavoro sano e di economia rispettosa dei diritti e del territorio”. Nessuna regione, ha infine osservato Rossi, è immune delle infiltrazioni della mafia: “Nemmeno la Toscana. Ma qui ci sono gli anticorpi per difendersi e reagire”.