La terza dose del vaccino anti-Covid verrà somministrata dopo 5 mesi. Lo ha annunciato il ministro della Salute Speranza ai presidenti di Regione ieri pomeriggio. Si tratta di un lasso di tempo inferiore al previsto, segno chiaro che i timori per l’affievolirsi degli effetti del vaccino in tempi relativamente brevi sono alti. Difficile capire come si coniughi questa decisione con l’ipotesi vicinissima a diventare norma di accorciare la validità del Green Pass soltanto da un anno a 9 mesi. Le altre scelte sono ancora in sospeso. Prima del cdm di giovedì, quello che dovrebbe varare le nuove regole, il governo consulterà il Cts e incontrerà di nuovo le Regioni.

I GOVERNATORI RECLAMANO l’irrigidimento delle regole per il rilascio del Green Pass. Il più esplicito è il lombardo Fontana: «Servono provvedimenti rapidi, limitati a una fascia di persone: un Pass che consenta attività solo a chi è vaccinato o guarito». Il friulano Fedriga è altrettanto tassativo e più terragno: «Le chiusure generalizzate dopo le vaccinazioni non sarebbero sopportabili. Chi è vaccinato deve avere minori restrizioni». L’emiliano Bonaccini si era già detto del tutto d’accordo con il collega prima che iniziasse il vertice governo-Regioni, ieri pomeriggio. E a riunione terminata la regione Toscana fa sapere in una nota che tutti i governatori la pensano allo stesso modo. Quelli leghisti avevano incontrato prima del vertice Salvini. La loro linea corrisponde dunque a un semaforo verde della Lega che però punta i piedi sul Green Pass obbligatorio per i bambini tra i 5 e i 12 anni: «Siamo nettamente contrari», dice perentorio il leader.

I TONI DEI PRESIDENTI di Regione evidenziano ulteriormente quel che era già chiaro: il problema si chiama Natale. L’obiettivo del Green Pass potenziato, o comunque lo si voglia chiamare, è essenzialmente salvare la grande sagra del consumo, la festa annuale degli acquisti, evitando nuove chiusure proprio in quel nevralgico momento. In Trentino una ventina di comuni dovrebbero essere già in zona rossa. Il rischio che i colori abbattano consumi e vacanze nelle località sciistiche è reale.

Così ieri mattina, a sorpresa ma non troppo, il governo ha convocato in videoconferenza i presidenti di Regione per le 18. Da una parte i ministri Speranza e Gelmini e il sottosegretario alla presidenza Garofoli in rappresentanza del premier, dall’altra i governatori. Sul tavolo soprattutto le nuove regole sul Green Pass, l’ipotesi di rendere la vaccinazione obbligatoria, la gestione della campagna per la terza dose. Cosa sia il Super Green Pass è già noto: accesso libero anche ai non vaccinati, purché tamponati e dotati di Pass «semplice», sui mezzi di trasporto e nei luoghi di lavoro. Off-limits, invece, le attività sportive, culturali, ricreative. Resta da definire quando applicarlo, dove e, di sfuggita, anche se lo si possa fare senza incorrere in una bocciatura da parte della Consulta.

SUL QUANDO, TRATTANDOSI di difendere il Natale, si potrebbe partire dal 7 dicembre, al più tardi dalla settimana successiva. Il dove è problema più delicato. La richiesta della maggior parte dei governatori, di fatto, è quella di limitare le restrizioni delle eventuali zone gialle e arancioni solo ai non vaccinati. In questo modo, anche se in alcune regioni la situazione dovesse peggiorare, il danno per il commercio sarebbe limitato: nessuna chiusura, solo un 10% di consumatori in meno. Se però, come da ipotesi massimalista, il divieto per i non vaccinati fosse esteso sull’intero territorio nazionale, il vantaggio per il commercio verrebbe in larga misura riassorbito. È quasi inevitabile dunque che passi la linea definita «premiare i vaccinati». È una strada non priva di ostacoli: il presidente emerito della Corte costituzionale Mirabelli la considera «difficilmente praticabile dal punto di vista costituzionale», Forza Italia vorrebbe regole più stringenti, con l’estensione del Super Pass a «tutti coloro che lavorano a contatto col pubblico». Si vedrà.

NESSUNA SCELTA per ora neppure sul vaccino obbligatorio, chiesto da Confindustria, sindacati e Forza Italia: si può escludere che l’obbligatorietà scatti per tutti, anche se il governo si lascia la possibilità aperta. Ma tutti sanno che l’appunto tagliente di Zaia è fondato: «Non possiamo imporre il vaccino con le manette». Di fatto nel decreto di giovedì sarà inserito l’obbligo per il personale sanitario e delle Rsa ma non ancora per altre categorie in predicato, come il personale scolastico o le forze dell’ordine.