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Suoni e ottoni per i Virtuosi di piazza Vittorio

Suoni e ottoni per i Virtuosi di piazza VittorioI Virtuosi di piazza Vittorio

Musica Durante le festività a Roma i canti di natale trattati però con spirito laico e globale dal quartetto capitolino guidato da Eugenio Colombo

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 5 gennaio 2017

Tra il 25 dicembre e Capodanno 2016 si è collocato il recital Canto di Natale del quartetto tutte-ance I Virtuosi di Piazza Vittorio. Luogo del concerto Le rane di Testaccio, locale che dal marzo 2015 sta portando avanti a Roma una programmazione ad ampio raggio, offrendo spazio a proposte innovative. Sia il gruppo che il locale rappresentano da un lato l’eredità di un passato sonoro libertario e dall’altro la rinnovata sfida ad agire nella contemporaneità. I Virtuosi di Piazza Vittorio (Eugenio Colombo, sax soprano; Ferruccio Corsi, sax alto; Peppe D’Argenzio, sax baritono; Pasquale Innarella, sax tenore) evocano fin dal nome i Virtuosi di Cave – guidati da Colombo – che nei ’70 furono una delle prime formazioni europee di soli sassofoni; d’altro canto la denominazione echeggia la multietnica Orchestra di Piazza Vittorio in cui milita D’Argenzio.

Il canto di natale – officiato acustico nella raccolta cave di via Galvani – ha brillato per il suo carattere laico e globale, andando a cercare nei folklori e nelle tradizioni senza spirito consolatorio o localistico, indagando piuttosto su una spiritualità comunitaria e transculturale. Forzando un po’ la mano, si potrebbe dire un progetto «coltraniano», togliendo però al sassofonista afroamericano la fondamentale dimensione mistica. Il «Canto di Natale» ha brillato grazie alla profonda amalgama tra i quattro musicisti, al virtuosismo di ciascuno fondato su un fecondo interplay e alla originalità degli arrangiamenti; essi hanno permesso ad un repertorio spesso arcinoto di assumere sfumature ed accenti diversi, tra ciaramelle transumanti e free jazz, polifonia ed improvvisazione. Un viaggio in una quindicina di tappe che non seguono mappe geografiche ma associazioni sonore.

Si parte dai motivi tradizionali (Immanuel, Greenleaves, impreziositi dagli assoli di Innarella) per arrivare ad un asciutto Tu scendi dalle Stelle a quattro voci. Attraverso un vertiginoso solo di soprano (Colombo) si approda al folklore anglosassone (God rest ye merry gentlemen), preceduto dall’evocativa Danza delle comete, frutto dell’inventiva del quartetto. La bussola dei Virtuosi si orienta verso il Mediterraneo con Natale a Roma di Colombo ed il tradizionale Variazione Caprareccia che davvero profuma di zampogne e ciaramelle. La rotta va poi verso il Nordeuropa con il German Christian Carol Eis ist ros’entsprungen e la Marcia dei sacerdoti (dal mozartiano Flauto magico).

Tutti gli spostamenti avvengono con grande fluidità sul piano sonoro ed il quartetto mostra una straordinaria duttilità nell’interpretare e personalizzare «fonti» così lontane. La successiva piroetta passa per il commosso Abide with me, dal repertorio di Monk, proposto in modo quasi letterale con un’aggiunta di improvvisazione. Ecco, però, che sbucano gli immaginari zampognari di Transum/Ance con i quattro sassofonisti che scendono dal palco e vagano tra il pubblico.

Si torna sulla pedane de Le Rane di Testaccio per un finale travolgente con Stille Nacht e, soprattutto, una versione di Happy Xmastmas (War Is Over) di John Lennon, in cui si accentuano la valenza pacifista e si monta la melodia del brano su un riff tratto da All Blues di Miles Davis. Il bis è il partenopeo Scongiuro di Mario Schiano, prima vocale e poi strumentale: un po’ di sana superstizione non guasta, specie ad inizio d’anno.

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