La diversity domina il palmares di Sundance 2019, in un’arruffata di premi disegnati ad hoc (un premio spciale per “l’urgenza morale”, nella categoria doc)per dar risalto a più film possible, come da tradizione al Sundance. Ma le scelte sono piu’ avvanturose del solito. Con Clemency, lo studio sul soprintendente nel braccio della morte di una prigione di Chicago (Alfre Woodward), della regista/sceneggiatrice Chinonye Chukwu che vince il gran premio delle giuria.

A The Last Black Man in San Francisco, di Joe Talbot, il premio per la miglior regia e il miglior insieme creativo. Mentre Pippa Bianco vince il premio per la miglior sceneggiatura per Share, e la sua attrice Rhianne Barreto (Inglese, Indiana, portoghese: non aveva il visto per girare in USA quindi hanno spostato le riprese in Canada).

Alma Har’el, regista di Honey Boy,  ha vinto un premio per “la visione e la tecnica”. Il premio per il miglior film nella world section, consegnato da Jane Campion, e’ andato alla regista inglese Joanna Hogg, une beniamina dei festival europei, meno conosciuta in USA, per Souvenir, un film prodotto dalla newyorkese A24, che ha fatto incetta di premi (loro anche The Last Black Man In San Francisco e Share).

Da segnalare tra i premi al documentario quello per la regia del film American Factory, di Steven Bognard e Julia Reichert, su una fabbrica General Motors dell’Ohio rilevata, dopo la chiusura, da una compagnia cinese. Sempte nella categoria doc, il premio del pubblico è andato a Bring Down the House. La sezione Next aveva una giuria di uno -Laurie Anderson- che ha premiato il film di confine The Infiltrators.