E alla fine è arrivata la condanna per Sun Yang, forse il nuotatore pIù forte che sia mai nato in oriente. Otto anni per aver fatto distruggere le prove così da non farsi cogliere con le mani nella marmellata dall’antidoping. Una condanna che non colpisce soltanto il campione ma suona come una dura condanna per lo sport cinese in toto. Il Tribunale arbitrale internazionale dello sport (il noto Tas) lo ha ritenuto colpevole della distruzione di un test che avrebbe potuto provare la sua positività, sospettata da tempo, due anni fa. Sun avrebbe ordinato a un uomo della sua security di fare a pezzi con un martello il test con il sangue prelevato, controllo a sorpresa, da ispettori dell’Agenzia mondiale antidoping, la Wada, nella sua abitazione, oltre a rifiutarsi di consegnare un campione delle sue urine.

IL PROCESSO sportivo e mediatico su Yang, 26 medaglie d’oro in carriera tra Giochi olimpici e Mondiali (e quattro solo a Londra 2012), rivale del fuoriclasse italiano Gregorio Paltrinieri sugli 800 e 1500 metri, è iniziato lo scorso novembre. All’Agenzia mondiale antidoping non era bastato il semplice ammonimento da parte della federazione mondiale del nuoto (Fina) ai danni di Sun, dopo un’inchiesta partita 10 mesi prima, perché durante il mancato prelievo non avrebbe violato alcuna disposizione sul doping.

Il 28ENNE cinese si era difeso spiegando che gli ispettori non erano con i documenti in regola e che uno degli assistenti durante la visita a domicilio, aveva iniziato a girare un video con il cellulare durante il prelievo ematico. Ma la mano morbida della Fina non ha convinto la Wada: la richiesta al Tas è poi coincisa con un altro clamoroso caso doping per Pechino: la confessione dell’ex mezzofondista Wang Junxia, argento ai Giochi di Atlanta nei 5 mila metri piani, sul sito cinese Tencent, in cui spiegava di esser stata forzata assieme a nove colleghi all’uso di sostanze vietate nel corso degli anni. Risultato, 66 record nazionali e mondiali ritoccati. Junxia non è mai risultata positiva a un controllo antidoping, anzi inserita nella Hall of Fame della federazione internazionale d’atletica.

LA VICENDA di Sun invece è partita a maggio di sei anni fa, con la squalifica di tre mesi per uso di uno stimolante, il Vasorel (trimetazidina), che non gli impedì poi di gareggiare ai Giochi asiatici, con tre medaglie d’oro. La federazione nuoto cinese lo difese a spada tratta, il prodotto sarebbe servito a Sun per curare un problema al cuore (palpitazioni) con l’atleta che sarebbe stato ignaro degli effetti dopanti. Ma era solo l’inizio di un clima di sospetti intorno a Sun e in generale al nuoto cinese, che è sempre passato all’incasso di medaglie nei grandi eventi internazionali. E mentre montava il sospetto Sun era praticamente isolato dai colleghi: ai Mondiali di Guangju dello scorso anno un collega non gli ha stretto la mano e l’australiano Mack Horton e il britannico Duncan Scott si sono rifiutati di condividere con lui il podio.