Esiste un accordo tra il presidente del consiglio Giuseppe Conte e Movimento 5 Stelle per fermare definitivamente l’Alta velocità in Val di Susa?

LA QUESTIONE VIENE POSTA da ricostruzioni giornalistiche, dopo le recenti dichiarazioni ondivaghe del ministro competente, Danilo Toninelli, che prima aveva parlato di «migliorare il progetto» e poi ha assunto posizioni contrarie più nette.

In linea, queste ultime, con le posizioni del M5S, che da sempre è contrario al Tav e che proprio ieri dal blog di Beppe Grillo ha riassunto le ragioni dell’opposizione alla prosecuzione dei lavori.

La questione si presenta mentre i 5 Stelle sembrano aver ceduto su altre grandi opere che avevano promesso di fermare. Sul Terzo valico ferroviario tra Liguria e Piemonte l’opposizione pare essersi affievolita. Al punto che nella bozza del «contratto di governo» era scritto a chiare lettere che l’opera sarebbe stata fatta. Da allora i rapporti tra i locali comitati No Tav e grillini sono ai minimi storici. Entrati nella stanza dei bottoni, poi, i grillini dicono di aver appreso che non sarebbe così facile recedere dagli accordi internazionali che decidono la costruzione del Tap, il gasdotto transoceanico che dovrebbe approdare in Salento e che in campagna elettorale per bocca di Alessandro Di Battista il M5S aveva promesso di bloccare «nel giro di un paio di settimane».

NON BISOGNA DIMENTICARE che c’è sempre il Mose, il sistema a paratie stagne contro l’acqua alta a Venezia, al centro di scandali ambientali e di corruzione. Solo che, trapela dal ministero delle infrastrutture, anche su questo non si può intervenire, visto che «ormai i cantieri sono troppo avanti per essere smantellati». Il M5S piemontese difficilmente digerirebbe cedimenti sul Tav, visto che è stato già messo a dura prova per «l’inversione a U» della sindaca di Torino Chiara Appendino sulle Olimpiadi invernali. Dunque, la battaglia campale del Tav in Val di Susa diventa per il M5s elemento identitario e simbolico di fronte al quale non si può arretrare senza perdere la faccia.

SOLO CHE IL M5S è al governo con la Lega che, al contrario, ha sempre sostenuto la grande opera. Di fronte all’insistenza di industriali e Unione europea, Matteo Salvini ribadisce la sua posizione pro Tav: «Conviene andare avanti e non indietro», dice il leader leghista.

Le voci da Palazzo Chigi smentiscono che sia stata presa una decisione e assicurano che il nodo non verrà sciolto nell’immediatezza. Il dossier sarebbe «in fase istruttoria» e i tecnici di Toninelli stanno procedendo alla «valutazione costi-benefici».

LUIGI DI MAIO CONFERMA: «Sarà Toninelli a decidere quando, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, andare a parlare con il suo omologo francese e avviare le contrattazioni. Ma la questione non è ancora sul tavolo del governo». Il vicepremier grillino si dice «tranquillissimo» visto che «nel contratto di governo c’è scritto tutto». Ma a rileggere il documento che ha sancito l’alleanza giallo-verde, si capisce che la formulazione programmatica è tutt’altro che chiara, e che proprio da queste ambiguità derivano le incertezze.

«CON RIGUARDO ALLA LINEA ad Alta Velocità Torino-Lione – è scritto nel contratto – ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo fra Italia e Francia». La clausola è ambivalente: da una parte si parla di «ridiscussione integrale» e dall’altra ci si impegna a rendere esecutiva l’intesa con la Francia. Ecco il punto chiave del ragionamento che potrebbe fornire una scappatoia ai 5 Stelle per dimostrare la loro coerenza ma non doversi misurare con il blocco dei lavori. Per fermare i cantieri dell’asse ferroviario Torino-Lione bisognerebbe recedere dal trattato internazionale tra i due paesi.

NON ESISTONO PRECEDENTI in tal senso, ma pare che per innescare una procedura del genere sia necessario che il parlamento voti un provvedimento ad hoc, approvando una legge che sancisca l’abbandono del progetto. Ma se la Lega dovesse confermare la sua posizione, difficilmente il no alla Tav avrebbe la maggioranza, visto che lo sosterebbero soltanto i grillini e una parte dei parlamentari che si trovano nel gruppo misto, alla sinistra del Pd.