Viaggia di gran carriera Geppi Cucciari che si cimenta in ambito radiofonico e televisivo, dove il suo programma Splendida cornice è stato fra le poche rivelazioni di una sempre più confusa Rai3 in quota destra. Ma è sul palcoscenico che l’artista cagliaritana si dimostra ancora più a suo agio, con schiettezza e senza falsi compromessi: le bacchettate in diretta tv rivolte al ministro della cultura Sangiorgi ,‘reo’ di non aver letto le opere presentate in finale al Premio Strega, sono lì a testimoniarlo. A teatro mescola le carte di una carriera iniziata vent’anni fa a Zelig Off e portata avanti con convinzione nel tempo anche su Mediaset (Italia’s Got Talent, Amici) per poi passare a La 7 con Le invasioni barbariche e in Rai.Con ironia, un monologo sulle riflessioni e i tormenti di una cinquantenne
Perfetta – lo spettacolo con cui è tornata a misurarsi sulle tavole del palcoscenico (tre date all’Ambra Jovinelli di Roma, il tour prosegue dal 19 gennaio a Novara) è uno degli ultimi lavori scritti da Mattia Torre, scrittore, sceneggiatore televisivo scomparso quattro anni fa. Un testo arguto dove l’autore inserisce molti degli elementi della sua scrittura: la critica sociale di certa classe piccolo borghese – perlopiù romana – e l’attenta osservazione dei personaggi. Nel monologo Cucciari è una venditrice – impiegata in un autosalone di lusso nel quartiere chic per antonomasia della capitale: i Parioli, che mette in scena la sua vita. Un racconto affrontato a attraverso le quattro fasi del ciclo femminile: quattro momenti dove gli eventi quotidiani, i rapporti familiari vengono declinati attraverso gli stati d’animo, intervallati dalle musiche scritte da Paolo Fresu.

UNA VITA CIRCOLARE – spiega la protagonista – alternata dalle fasi lunari, l’osservazione delle stelle e dei pianeti è una costante del marito che chiama affettuosamente ‘pianta’ per il suo essere apatico a ogni sentimento, sfiduciato impiegato Rai che si appassiona solo quando si nasconde dietro un telescopio per osservare le stelle, isolandosi da tutto. Dentro i 28 giorni raccontati da Geppi c’è tutto – e forse anche oltre – quel che una donna sulla cinquantina vorrebbe condividere sul palco con lei: gioie e dolori in un Paese, il nostro, che spesso e volentieri le lascia in balìa di uomini troppo impegnati a lavoro e poco collaborativi in casa, figli sempre più esigenti che fin dalla fanciullezza assorbono tutte le loro energie e capi rinchiusi tra i vetri dei propri uffici a sniffare cocaina, in una competizione perenne in cui le donne partono sempre svantaggiate. Fino al piccolo colpo di scena finale.