Attenzione, vi faccio una domanda difficile: in questa filastrocca che abbiamo letto e recitato e illustrato nei giorni scorsi, è nascosta una storia…. Ma non una storia come tutte le altre storie…. Guardiamo se la riconoscete. però… Però… Però non posso dirvi perché non è uguale alle altre….

«Ah, ho capito! Forse perché è fatta da parole come le altre!» «No, perché ha le rime e anche i versi». «La storia? Ma c’è solo un albero…» «No, non c’è solo un albero. Ci sono tante altre cose. All’inizio c’è solo il prato con l’albero. Dopo… Dopo ci sono tutte le altre cose…» «Per me è una storia perché alla fine c’è una sorpresa. Anche le filastrocche possono essere come delle storie, beh?» «Ah, forse ho capito: la storia è che non c’è storia». «No, la storia è che prima ci sono sempre le cose più grandi, tipo l’albero, il prato, i rami, i ramoscelli. Poi quelle più piccole… Il indole foglie, l’uccellino, il cuoricino…». «È vero, prima le cose più grandi e mani mano le più piccole». «Ah, sì! Perché una cosa grande sta… cioè, una cosa piccola sta sempre dentro a una cosa grande». «Sì, una cosa sta più grande di un’altra». «Perché tutte le cose sono diverse, hanno forme diverse, hanno delle grandezze diverse, alte o basse, lunghe o corte». «A me piace tanto questa filastrocca proprio per questo. È come una scatola che ha dentro un’altra scatola…» «Sì, è vero. Il prato. L’albero. I rami più grandi e poi quelli più piccole. Le foglie, il nido…» «Però… Però è una storia anche questa? Anche se non ci sono i personaggi principali?» «Beh, il personaggio principale c’è: é l’albero». «Sì, ma non c’è la storia». «È vero. Non succede niente». «Cosa deve succedere?» «No, succede qualcosa. E’ come se tu hai un cannocchiale o una lente di ingrandimento e dal grande vai sempre più verso il piccolo. La storia è quella, vero maestro? Volevi dire che era questa?»

Sì. Bravissimi, bambini. Siete stati molto bravi. Non è una storia vera e propria, ma quasi. Dal più grande al più piccolo… Non sempre una cosa piccola è dentro a una grande, ma certo più si va avanti nella filastrocca e più si parla di cose piccole…. Però alla fine succede una cosa strana…. Chi mi sa dire quale è la cosa strana e, soprattutto, sa dirmi perché la cosa strana è lì alla fine?

«La cosa strana…. Forse è strano che prima parla delle cose grandi e poi piccole». «Perché prima parla dell’albero e poi del nido e dell’uccellino?» «Per me la cosa strana è che dentro al nido è logico che c’era un uccellino. E anche che dentro all’uccellino era logico che c’era un cuoricino. Però….Però io dopo… Insomma, non pensavo che dentro al cuore c’era un sassolino». «Infatti nei cuori degli uccelli non ci sono dei…. Non ci sono sassolini». «Per me gli uccelli non hanno neppure il cuore, perché sono volatili». «Cosa vuol dire? Anche i volatili hanno un cuore. Tutti gli animali ce l’hanno». «A me faceva ridere questa cosa che si riprendeva sempre da capo». «Sì, è un po’ sempre uguale, un po’ ripetitiva, ma è meglio così si impara meglio a memoria». «Va a finire che se la dico un’altra volta io la so già a memoria». «Per me la cosa strana, proprio alla fine, non è il sassolino dentro al cuoricino, ma dopo….che dentro al sassolino c’è un prato con un papà e il suo bambino. Perché come fa a essere così? Come fanno delle cose così grandi come un prato, un albero, un papà e un bambino ad essere dentro al sassolino? O anche al cuoricino? Non si stanno. O anche all’uccellino o al nido. Sono tutti troppo piccoli e loro sono troppo grandi. Loro sono grandissimi».

Sì. Bravissima L. la stranezza è proprio quello. Che alla fine… Alla fine capita che dentro una cosa piccolissima come un sassolino, ci sono dentro delle cose più grandi. Ed è lì alla fine proprio perché vuole fare uno scherzo a voi che leggete e recitate la filastrocca… Ve ne aspettate una sempre più piccola, di cose, e invece alla fine fa uno scherzetto: ci sono delle cose più grande. Piaciuta?

«È stata super divertente! La rifacciamo?» «A me sì. Anche lo scherzetto». «Bellissima». «Io lo scherzetto lo avevo capito perché era impossibile». «A me piace alla fine quando l’Albero ha parlato lui e ha spiegato che in mezzo al prato, vicino a lui, c’erano un papà e un bambino».