Si sono ritrovati a bordo di un barcone galleggiante sul Tevere in una serata di pausa quasi insperata dal nubifragio che da giorni sta devastando la capitale. Una riunione un po’ carbonara – «apericena» con dibattito – ma partecipata da una cinquantina di persone, con parlamentari di Sinistra italiana (Loredana De Petris, assenti giustificati Rossella Muroni e Francesco La Forgia), rappresentanti di comitati e associazioni di Roma e Rieti, ex cinquestelle delusi come la consigliera capitolina Cristina Grancio.

Già il titolo dell’iniziativa – la prima per cercare di riunificare la diaspora degli ambientalisti rimasti finora un po’ afoni nella scomposizione della sinistra – era ambivalente: «Il clima è pesante». Il clima è pesante – è stato spiegato – perché continua la conta delle vittime e dei danni degli eventi atmosferici estremi, sempre più frequenti e violenti, senza che il Paese si ponga il problema di come equipaggiarsi, con un serio «piano verde», per sostenere l’impatto del riscaldamento globale. E il clima è pesante perché in Italia le tematiche ecologiste sono tutt’altro che al centro del dibattito politico. E spesso anche a sinistra vengono piuttosto derubricate a contenuto collaterale.

«E invece i recenti successi dei Grunen tedeschi che in Assia e in Baviera si sono attestati sul 20% drenando voti in uscita dalla Grosse Koalition e facendo in parte argine all’avanzata dell’estrema destra, ci devono dare la spinta per un rinnovato impegno civile», ha esordito Mattia Ciampicacigli.

Le due associazioni che hanno convocato l’incontro romano – Verdi Ambiente Società e Nuovo Inizio – si sono date l’obiettivo di riconnettere le esperienze del movimento ecologista, dalla vittoria tradita del referendum sull’acqua pubblica a ritroso, cercando di riattivare un’area e una capacità progettuale che ha come naturale orizzonte l’Europa. Guardando al voto, cruciale per l’intero continente, del prossimo maggio.

Ma anche, come approdo, a diverse politiche locali, a cominciare da Roma, a difesa del territorio e in stretta relazione con i comitati e con le altre realtà autorganizzate. Lontana quindi dall’«uno vale uno» del M5S che non tollera le doppie appartenenze a comitati o a gruppi strutturati. «Non a caso i conflitti con le politiche del governo e le rotture dentro il M5S partono proprio dalle contraddizioni sull’ambiente, dall’Ilva alla Tav, alla Tap dal decreto Genova», fa notare Paolo Cento nelle conclusioni, ricordando come nella velocità dei cambiamenti politici dell’era digitale, ci sia molto da riaggregare in quell’area.

Sempre con un’ottica «cosmopolita, non globalista», in ogni caso non sovranista. Perché – tutti gli interventi erano concordi – se l’Europa è da cambiare per le politiche iperliberiste che hanno creato ampi strati di povertà e malcontento, sull’ambiente (in particolare sul rispetto dell’accordo di Parigi), sui diritti umani e sull’idea di un welfare inclusivo, resta l’unico argine possibile alle derive trumpiane e salviniane.