Il dl Sostegni, con 32 miliardi più non meglio quantificati «avanzi» dei dl precedenti in attesa di essere stanziati da due mesi, sarà varato venerdì. Da LeU alla Lega ieri molti nella maggioranza hanno reclamato il decreto entro la settimana. «Il Paese non può più aspettare», dichiara la capogruppo di LeU.

«Per me la partita è chiusa e sono sicuro che entro la settimana ci sarà l’approvazione», intima Salvini. Le voci da palazzo Chigi dicono che la data sarà rispettata ma cosa abbia rallentato e stia ancora rallentando la marcia di un dl che doveva essere già stato approvato non è chiaro. Nella maggioranza nessuno ne sa niente e persino i sottosegretari all’Economia brancolano nel buio. Così ieri i capigruppo al Senato sono insorti chiedendo al ministro per i Rapporti col parlamento D’Incà di mettere le carte in tavola. I toni sono stati duri e il governo si è impegnato a illustrare la situazione prima di riunire il cdm. Lo farà Draghi oggi stesso in un vertice di maggioranza convocato per le 17 a palazzo Chigi, con la presenza del ministro dell’Economia Daniele Franco.

IL PRINCIPALE SCOGLIO, quello delle cartelle esattoriali, dovrebbe essere stato appianato con la vittoria del fronte che chiedeva di estendere la cancellazione delle cartelle fino a 5mila euro per tutti, senza limitarsi a quelle inesigibili. La linea leghista a favore di quello che è a tutti gli effetti un condono è stata supportata dai 5S e dal grosso della maggioranza, la partita però non è del tutto chiusa.

Al ministro dell’Economia Franco l’ipotesi del condono non piace e neppure a Draghi. Il tetto potrebbe dunque scendere a 3mila euro.

LO STANZIAMENTO PIÙ robusto, 12 miliardi, sarà destinato agli indennizzi per le perdite subite da partite Iva e attività economiche. Di certo il calcolo verrà fatto sull’intero anno, contando il calo del fatturato nel 2020 rispetto a tutto il 2019 e non procedendo mese per mese sulla base dei codici Ateco.

Ai lavoratori della montagna, che verrebbero così penalizzati, sono destinati comunque 600 milioni. È una modifica che Fi, con la presidente dei senatori Bernini, si intesta per intero: «Abbiamo chiesto e ottenuto l’eliminazione dei codici Ateco e grazie a noi è stata molto ampliata la platea dei destinatari». Alla Sanità andranno 6 miliardi, 5 dei quali da investirsi nei vaccini. Come già annunciato il blocco dei licenziamenti verrà prorogato, per ora, fino al 30 giugno come anche le casse integrazione, che però arriveranno a ottobre per le piccole aziende prive di Cig ordinaria.

Proroga di tre mesi anche per il reddito d’emergenza mentre la Naspi, l’indennità di disoccupazione, sarà prolungata, sempre per ora, di due mesi. Il rifinanziamento per il reddito di cittadinanza sarà di un miliardo. La norma potrebbe essere contenuta già in questo dl permetterà, in caso di sospensione del Rdc per lavoro temporaneo, di riprendere l’assegno automaticamente a fine contratto.

NESSUNO SI ILLUDE che questi stanziamenti possano bastare. La somma di 32 miliardi era stata pensata nella convinzione che fosse necessario ristorare e sostenere nei primi mesi dell’anno, perché poi le attività economiche sarebbero ripartite. Non sarà così. Una ripartenza non ci sarà prima dell’estate, nella migliore delle ipotesi. Dunque in aprile ci sarà il nuovo scostamento, che dovrebbe essere di 20 miliardi e non è detto che bastino. Tajani, per Fi, prevede che ne serviranno 35 ma ritiene che 15 arriveranno dai soliti «avanzi».

È probabile che lo scostamento, come si è sempre verificato nelle precedenti occasioni simili, lieviti di qui alla richiesta, che sarà contestuale alla presentazione del Def. Gli aiuti alle imprese dovrebbero essere coperti da questo scostamento ma è possibile che venga licenziato prima un dl ad hoc, per impedire il fallimento di quelle imprese che sarebbero in grado di evitare la chiusura una volta passata la tempesta ma che per questo necessitano di interventi sul diritto fallimentare.

UNA VOLTA VARATO, il dl sarà illustrato in conferenza stampa da Draghi. Un passo necessario perché il vuoto di comunicazione da parte di palazzo Chigi inizia a diventare un problema serio anche in termini di consenso. Tanto più a fronte dell’assoluta incapacità dell’intero governo di fare chiarezza e rassicurare la popolazione dopo la sospensione di AstraZeneca. È dunque probabile, e comunque auspicabile, che il premier colga l’occasione della sua prima conferenza stampa per intervenire a tutto campo.