Vi ho letto la storia del principe azzurro che non ci sapeva fare con le ragazze. Provate a riassumerla con parole vostre?

«Parla del principe azzurro perché lui ha un mantello azzurro. Lui va sempre da suo padre e da sua madre. Abita in un castello. Lui va in giro per il mondo e dopo torna sempre a casa». «A me piaceva perché poi faceva ridere» «Le storie non durano proprio una settimana. Però ci sono i giorni della settimana. Ogni giorno va in un posto diverso e incontra una donna diversa». «La storia è che lui ogni giorno va da una ragazza, incontra una ragazza, e dopo quella ragazza gli dà sempre qualcosa, perché lui non fa mai i regali alle ragazze, lui si crede un principe e pensa che sono loro, le ragazze, che devono fare un regalo a lui, non lui a loro…. E poi va a casa e si sbaglia sempre e sua sorella, sua madre, i suoi soldati, tutti gli spiegano che si sbaglia ma lui non capisce». «Lui capisce, per me. Ma sempre in ritardo». «Per me lui cerca di capire, ma non capisce».

Mi spiegate meglio? Vi avevo chiesto di riassumere un po’ la storia, non di commentarla…

«La storia è che lui al lunedì va da Ginevra che lui non gli dà niente, a lei, ma Ginevra…. Ginevra è una principessa e gli dà una caramella, anzi delle caramelle, e lui torna a casa, va da suo padre con le caramelle sopra la testa». «Allora suo padre gli dice che le collana bisogna metterle in bocca, le caramelle, non sopra la testa». «Giusto!» «Infatti. Ma dopo lui, martedì, incontra la contadina nel campo e dopo lei, la contadina, gli ha dato la collana e lui si mette la collana in bocca…» «Che ridere! E’ vero!!» «Come le caramelle!»

«Ma quelle non erano le caramelle, ma erano le perle della collana!» «Ma perché non regala mai niente, lui? Perché si fa fare sempre i regali dalle donne?» «Perché era fatto così». «Alla fine è domenica, vede la donna che fa l’elemosina, la ragazza, che lui non gli dà niente, come al solito, ma anche lei è così povera che non gli dà niente, non ha niente da dargli, allora gli dice che visto che non ha niente da dargli, va lei con lui. E il principe azzurro cosa fa? La mette dentro un sacco e la porta a casa sua, al castello».

«Ah, vero! A me è piaciuto tanto quando la mette nel sacco!» «Io lo sapevo già che la metteva nel sacco perché dopo la storia si capiva come andava da un giorno all’altro, perché lui sbagliava sempre, faceva sempre quello del giorno prima». «A me alla fine non è piaciuto tanto, però. Anche se dopo si sono sposati. Perché lui… Perché al castello il giullare, mi sembra, gli aveva detto che non si faceva così con le ragazze, non doveva mettere la ragazza nel sacco, infatti lei aveva tagliato il sacco ed era scappata, la ragazza… Il giullare gli aveva detto che alle ragazze bisogna tirare addosso le pupille e…» «Che schifo! A me quando si è tolto gli occhi con le unghie ha fatto schifo!» «Ma perché lui non era… Non so come dire… Lui non è che sbagliava, solo che non capiva bene… Lui se gli dicevi così, si era tolto veramente le pupille dagli occhi e le aveva tirate alla ragazza!» «Ma dopo è diventato cieco!» «Infatti! «Era scemo, molto scemo!» «Ma no, lui cercava di capire, faceva le cose giuste, ma dopo…. Lui non capiva cosa volevano dire veramente…»

Avete capito bene perché questa storia vi ha fatto tanto ridere?

«Sì. Perché lui si sbagliava. E faceva degli sbagli che facevano ridere». «Però lui ci rimaneva male». «Anche io se vedo uno che cade o che sbaglia una cosa, mi viene un po’ da ridere». «Era carino, ma era un po’ sbadato, senza cervello, strano…» «Forse era disabile». «Sì, un principe disabile. ma chi ci crede?» «Ma guarda che questa storia l’ha invitata il maestro, beh? Non è mica una storia vera». «Però a me faceva anche tristezza.» «A me ha fatto un po’ piangere e molto ridere. Cioè, non piangere, ma alla fine era carina perché poi Ginevra, alla fine, lo ha sposato anche se lui era diventato cieco».