Alta tensione nel governo. Riunione fiume ieri pomeriggio a palazzo Chigi con i capidelegazione di maggioranza, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il titolare del Mise Stefano Patuanelli.
Sotto accusa la proposta degli Stati Generali dell’economia proposta da Conte mentre a dividere i partiti è ancora il Mes. Ma la partenza azzoppata dell’iniziativa potrebbe determinarne lo slittamento. Anche perché c’è tutto il profilo organizzativo da definire: quali saranno le personalità che, oltre ai sindacati e alle associazioni di categoria, parteciperanno alle riunioni? Il fine settimana – quando tra l’altro arriverà sul tavolo di Palazzo Chigi l’ultimo rapporto «economico» della task force Colao – potrebbe portare consiglio.
Ma le incognite a corollario dell’organizzazione degli Stati generali sono diverse. Sull’Europa, innanzitutto, le visioni del Pd e del M5S divergono. «Dobbiamo puntare ad avere il miglior sistema sanitario d’Europa e del mondo, il Mes è fondamentale», è l’affondo del segretario Pd Nicola Zingaretti. Il M5S, ufficialmente, non replica. Ma tra i pentastellati cresce una convinzione: «i Dem vogliono metterci in difficoltà». Conte prende tempo, concentrandosi sul suo obiettivo principe: un Recovery Fund che abbia una tempistica per la prima tranche di fondi in linea con le richieste dell’Italia. Fino alla prima metà di luglio, quando potrebbe esserci il Consiglio Ue finale sul piano di aiuti, il Mes in Parlamento non approderà. Ma su un dato, nelle sue conversazioni private, già nei giorni scorsi il premier si era soffermato: che attivando il fondo salva-Stati l’Italia si doti di un’«etichetta» non certo benevola né sul piano geopolitico né su quello dei mercati. E il «no» di oggi della Grecia non potrebbe che rafforzare questa convinzione. Alla riunione di governo i nodi Aspi e Mittal non sono stati neppure toccati. Anche perché il rischio è quello di scottarsi, spiegano fonti della maggioranza. Le posizioni del M5S sul dossier Autostrade non si ammorbidiscono, risentendo dei sommovimenti interni ai Cinque Stelle, dove la sospensione per un mese di Ignazio Corrao e il riemergere di Alessandro Di Battista ha riportato in trincea l’ala «movimentista». Movimento che, del resto, al momento ha scelto di correre con il Pd solo in Liguria, imboccando una via non certo sgradita a Luigi Di Maio.